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I videogames open world nello “Speciale Wonderland”

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La possibilità di esplorare un vero e proprio mondo a parte, con dozzine di missioni da affrontare, centinaia di personaggi con cui interagire è da sempre l’obiettivo agognato da ogni videogiocatore e a cui aspira l’industria dei videogames sviluppando il sistema di gioco denominato open world. A questi affascinanti mondi virtuali dedica una puntata speciale “Wonderland”, in onda martedì 23 febbraio alle 22.55 su Rai4.

Per affrontare questa avventura, Wonderland ha interpellato tre autorità del settore: i game designer Darby McDevitt e Jan-Bart van Beek e l’animatore James Ham, incontrati all’ultima edizione della View Conference di Torino.

In un’epoca in cui il concetto di universo condiviso ha coinvolto più linguaggi mediali, come i fumetti, la serialità televisiva e il cinema, creando mondi in continua espansione che si intrecciano e possono perdere la propria specifica identità, c’è un settore, quello dei videogiochi, in cui si viene a creare una vera e propria palestra per sperimentare – in un unico spazio virtuale – il concetto di espansione spaziale e narrativa. Si tratta dei videogames open world su cui si è cominciato a sperimentare fin dagli albori negli anni ’80, ma sui quali si è raggiunta la reale fattibilità solo nell’ultima decade del 900, aprendo di fatto la strada ai mondi totalmente esplorabili di celebri saghe come Assassin’s Creed, GTA, Far Cry, Horizon e The Legend of Zelda.

Ed è proprio dall’universo di Assassin’s Creed che proviene Darby McDevitt sceneggiatore per Ubisoft che in Assassin’s Creed: Valhalla ha vestito il ruolo di narrative director. L’artista di origini irlandesi ha raccontato il grande impegno documentativo che esiste dietro lo sviluppo di un titolo storicamente attendibile come Assassin’s Creed e come il seme per un universo condiviso e strutturato su più capitoli, con epoche storiche e località geografiche differenti, fosse stato piantato già nel lontano secondo capitolo della saga.

Jan-Bart van Beek dirige il dipartimento artistico della saga post-apocalittica Horizon e ha spiegato la complessità nel realizzare un videogame open world, un lavoro simile a quello che c’è dietro a un moderno film d’animazione che si sviluppa nell’arco di tre o quattro anni con un team molto numeroso che comprende artisti di ogni tipo: designer, autori, programmatori.

James Ham, che ha lavorato come animatore per le sequenze cinematografiche del gioco di nuova generazione Spider-Man: Miles Morales, ha invece approfondito l’aspetto artistico dietro l’impostazione visiva dei videogame che usufruisce di maestranze del settore cinematografico come attori, registi, stuntmen e doppiatori: tutto inizia con il coinvolgimento di attori su un set e con l’utilizzo della motion capture.

L’obiettivo è sempre e comunque offrire al videogiocatore un’esperienza di intrattenimento completa e il più possibile realistica, un viaggio a 360° nel mondo in cui si sceglie di agire. Appuntamento quindi con lo “Speciale Wonderland”.

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