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Eternals, tra politically correct ed errori di sceneggiatura

Eternals, film Marvel della quarta fase dell’MCU, non ha avuto il successo sperato in sala (complice anche la pandemia), ma le critiche al film erano cominciate ben prima della sua uscita. Il motivo pare fosse il cast variegato e troppo politically correct. Il cast di Eternals è variegato, non lo si può negare. Peccato che non sia il reale problema del film.

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Eternals, film Marvel della quarta fase dell’MCU, non ha avuto il successo sperato in sala (complice anche la pandemia). Ora il film è disponibile sulla piattaforma Disney+, ma le critiche erano cominciate ben prima della sua uscita. Il motivo pare fosse il cast variegato e troppo politically correct.

Un’espressione che di questi tempi si sente usare spesso, per indicare quella serie di scelte legate all’inclusione sociale di minoranze e alla parità di genere all’interno del mondo dello spettacolo giudicate eccessive se non proprio fuori luogo rispetto al prodotto realizzato.

Insomma, se Eternals ha fallito, secondo alcuni, è proprio per la presenza di un cast multi-etnico e di una coppia di personaggi LGBT+ ad aver affossato il film.

Ma è davvero questo il problema?

La varietà è che il casting è una delle (poche) cose che funziona.

Una cinese (Gemma Chan), uno scozzese (Richard Madden), due statunitensi (Lia McHugh e Angelina Jolie), un pakistano (Kumail Nanjiani), due afro-americani (Brian Tyree Henry e Lauren Teruel Ridloff), un irlandese (Barry Keoghan), un sudcoreano (Don Lee), un britannico (Kit Harington) e una messicana (Salma Hayek).

Sì, decisamente il cast di Eternals è variegato, non lo si può negare. Peccato che non sia il reale problema del film. Per quanto dispiacerà ai critici del politically correct, il casting è forse una delle poche cose che potrebbe aver funzionato. Non benissimo, ma non ha deluso come il resto almeno.

Gli attori scelti infatti hanno una loro logica. Gli Eterni sono creature immortali inviate sulla Terra per difenderla dai Devianti (creature mostruose) e aiutare gli uomini nel loro percorso di evoluzione della specie: ha senso quindi che rappresentino etnie e culture diverse, perché l’umanità è composta di popoli diversi tra loro.

Ciò che davvero non ha funzionato è la sceneggiatura. E no, non perché hanno deciso di dedicare 30 secondi ad un bacio gay tra due non-caucasici, ma perché, molto più semplicemente, la gestione dei personaggi, delle loro storie e delle loro motivazioni è stata pessima. Gli Eternals partono già come gruppo di supereroi ben nutrito: nei fumetti la formazione originale è composta da ben più di 10 personaggi. Insomma, un numero decisamente alto se contiamo che, a differenza degli Avenger, gli Eternals sono stati introdotti tutti nello stesso film senza avere alle spalle delle pellicole dedicate.

Un esempio lampante di come un cast molto esteso possa creare problemi è la saga di film degli X-Men. Nonostante la fonte sia una delle serie a fumetti più longeva e apprezzata della Marvel, i film degli X-Men hanno incontrato più di un problema dovuto proprio al cast così esteso, difficile da gestire e approfondire.

Eternals è vittima dello stesso errore. Troppi personaggi che dovrebbero ciascuno avere una storia, morale e obiettivi diversi ma che finiscono per “lottare” tra loro per avere un minuto in più di spazio sullo schermo come protagonisti. Il risultato è che la varietà ricercata finisce per diventare invece una gabbia che rende i personaggi stereotipati, piatti e, in definitiva, noiosi. Un problema questo non dovuto all’etnia degli attori in sé, ma più alla pigrizia della sceneggiatura.

Ma qualcuno ha capito lo sviluppo della trama di Eternals?

Eternals si trascina questo errore in ogni aspetto dello sviluppo del film, tant’è che se dopo la prima visione ti viene da dire “mai più” in realtà un rewatch sarebbe utile per capire quale diamine sia il punto.

Gli Avengers funzionavano perché, prima di unire il gruppo, a ciascun supereroe veniva dato lo spazio di un film sulle proprie origini per brillare, far affezionare i fan e dargli uno scopo. Gli Eternals non hanno tempo per questo. Anzi, non hanno tempo per nulla.

Nel film si intrecciano storie e missioni diverse, tutte spiegate a spizzichi e bocconi, fino a rendere ogni cosa confusionaria e insoddisfacente. In tre ore, il film non riesce ad approfondire davvero nemmeno uno dei temi che mette sul tavolo. Ogni personaggio ha i suoi cinque minuti di gloria, in cui si fa vedere la sua specialità, il suo “quirk”, per poi finire nuovamente nel dimenticatoio o ritrovarsi con una storia personale alquanto confusa (sì Thena, stiamo parlando proprio di te). Ciò che è peggio è che il film non solo prosegue nell’avere questo problema con tutti i suoi personaggi principali, ma addirittura rincara la dose donandoci preziosissimi minuti sul side-plot di Dane Whitman, che se non fosse interpretato da Kit Harington non importerebbe a nessuno.

Come se non bastasse, ogni conflitto interiore viene accennato ma non esplorato, i personaggi entrano ed escono di scena ancor prima che lo spettatore possa affezionarsi o anche, semplicemente, capirne il senso all’interno della vicenda. Non si comprendono le scelte e la morale di alcuni personaggi semplicemente perché non vi è il tempo materiale per capirli e le loro decisioni risolutive finiscono per apparire, se non campate in aria, quantomeno prive delle necessarie giustificazioni.

In questo senso, non aiutano nemmeno i dialoghi, che a volte risultano quasi inutili per il loro spiegare banalità ma non affrontare invece le tematiche più nel profondo. E non aiuta in certi casi nemmeno la performance degli attori stessi. Se il casting si può dire azzeccato, la recitazione non riesce a fare del tutto colpo.

Scena clou: Robb Stark e Jon Snow si contendono l’amore di una tizia di nome Sersi.

Le relazioni tra i personaggi sono da inserire nella “lista del disappunto” di Eternals. Le scene più terribili sono sicuramente quelle che coinvolgono Sersi (Gemma Chan), Ikaris (Richard Madden) e Dane Withman (Kit Harington), che dimostrano di avere tra loro, a livello sentimentale, la stessa profondità emotiva di un cucchiaino. Non c’è chimica, non c’è attrazione, i dialoghi passano dal nonsense al cringe.

Ogni volta che si presenta un’interazione tra loro, la voglia di skippare quei minuti diventa fortissima. Un grande peccato, perché presi da soli gli attori non fanno nemmeno un brutto lavoro e specialmente Sersi e Ikaris (in teoria i personaggi “principali” tra i vari protagonisti) avevano il potenziale per qualcosa di più.

Un altro personaggio che ha funzionato poco è stato quello di Sprite (Lia McHugh), Eterna bloccata nel corpo di ragazzina che passa tre quarti del film a essere scontrosa e arrabbiata col mondo e le scene finali a compiere azioni giustificate da un amore che viene mostrato come una cotta adolescenziale – con buona pace del personaggio che, per tutto il film, cerca di far capire ai suoi compagni quanto sia più matura di come appare. Anche qui, un personaggio che lascia l’amaro in bocca perché, tutto sommato, la sua insoddisfazione e le sue scelte potevano essere approfondite e giustificate meglio.

Le note davvero positive del film sono Druig (Barry Keoghan) e Makkari (Lauren Ridloff) e Gilgamesh (Don Lee) e Thena (Angelina Jolie). Lasciando da parte il fatto che Ridloff riesca a sembrare una ventenne pur essendo classe 1978, la coppia con uno screentime ridicolo riesce a fare colpo più del triangolo amoroso tra i personaggi sopra citati. Bastano letteralmente due scene per renderli la coppia migliore del film, insieme a Gilgamesh e Thena.

Cosa significa Eternals per la quarta fase dell’MCU?

Sicuramente, la Marvel sta mettendo sempre più carne al fuoco. Il numero di supereroi cresce vertiginosamente, ma dopo Eternals sorge una domanda: l’MCU sarà capace di gestirli tutti? E per gestire non si intende semplicemente dar loro dello screentime, ma far sì che vengano rappresentati come personaggi dinamici e in cui il pubblico possa in qualche modo rispecchiarsi. Sembra che in qualche modo ci stia riuscendo con le serie disponibili su Disney+, ma sarà con i film (il prossimo, Doctor Strange in the Multiverse of Madness) che riusciremo a capire che fine faranno i supereroi a cui ci siamo affezionati.

Per quanto riguarda il politcally correct, invece, inizia a farsi strada il timore che l’inserimento di personaggi appartenenti a minoranze renda la sceneggiatura sempre più pigra. Accogliere nei cast attori di etnie diverse e aggiungere personaggi con sessualità e generi diversi è qualcosa che va fatto e che è giusto fare, a patto che poi la sceneggiatura non si appoggi su questo rendendola la caratteristica principale di quel personaggio.

Ciò che rende davvero interessante un personaggio, ciò che permette allo spettatore di immedesimarsi, non sono solo l’etnia o l’orientamento sessuale, ma anche e soprattutto la morale, la storia, il conflitto interiore tra bene e male, tra scelte giuste e sbagliate, errori (anche gravi, anche quasi imperdonabili), motivazioni, desideri ed evoluzione.

Qualcosa che in Eternals è mancato quasi del tutto, o è stato sviluppato decisamente male.

Un personaggio statico, o un gruppo di personaggi statici privi di tormento o sogni in conflitto tra loro o con il loro mondo non possono funzionare sul lungo termine. Una giusta rappresentazione, che sia varia, deve anche essere pensata e strutturata. Qualcosa che si spera che la Marvel, così come altri franchise, continuino a fare, per evitare di finire nel baratro della monotonia.

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