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Onward, oltre la magia: la semplicità in un’avventura fantastica

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Onward è il penultimo lungometraggio di casa Disney-Pixar. Uscito nelle sale italiane a marzo 2020, purtroppo è passato molto in sordina perché al cinema ha avuto vita breve. La sua grande sfortuna è stata quella di venir proiettato in pieno periodo pandemia. I pochi fortunati che sono riusciti a vederlo, tra un lockdown e l’altro, non sono stati sufficienti a far sì che se ne parlasse abbastanza. Personalmente però, lo ritengo uno dei migliori lungometraggi Pixar degli ultimi anni.

Definirlo un cartone sulla magia è decisamente riduttivo. Onward parla a tutti, ai grandi e ai piccoli, facendoli ridere insieme anche se per motivi diversi. Ma, soprattutto, parla a chiunque abbia la fortuna di avere dei fratelli o delle sorelle. Certo non è un requisito essenziale quello di non essere figli unici, e sto parlando da figlia unica. Ma vedendolo insieme a un’amica, mi sono resa conto di quanto questo lungometraggio l’abbia toccata nel profondo.

Onward: la trama

Ian e Barley sono due giovani fratelli e vivono con la madre in un mondo magico. Da qualche tempo però, questo mondo si sta dimenticando della propria magia in nome della ben più comoda tecnologia. Chi ha voglia di imparare un complesso incantesimo per creare una fiammella quando può semplicemente accendere un fornello? Eppure, i due fratelli andranno contro questa mentalità perché, per la prima volta, scoprono di avere la possibilità di passare un ultimo giorno con il padre, morto prima di conoscere Ian quando Barley era ancora molto piccolo. Scoprono che l’uomo gli ha lasciato le istruzioni (e non solo!) per compiere un incantesimo particolare che gli permetterebbe di passare altre 24 ore insieme. Ma per poterlo fare è necessaria una caccia al tesoro disseminata di imprevisti e personaggi decisamente curiosi.

Perché bisognerebbe parlare di più di Onward?

Questo lungometraggio si merita molto più pubblico di quello che ha catturato finora. Iniziamo dalle tematiche trattate.

Ovviamente al primo posto bisogna mettere i legami famigliari, quello tra fratelli innanzitutto ma non vanno tralasciate neppure le dinamiche genitori-figli. Onward ha una trama molto semplice e ci permette di seguire tutto molto tranquillamente. Anche per questo è facile immedesimarsi nelle situazioni specifiche e nei comportamenti dei vari personaggi. Non è necessaria una caratterizzazione lunga e complessa perché le decisioni e le azioni dei personaggi, semplicemente, parlano per loro.

Ian e Barley sono diversi, e a tratti faticano a capirsi come la maggior parte dei fratelli. Ma l’avventura che vivono insieme è qualcosa che non dimenticheranno mai più e che non servirà a farli diventare uguali, ma li aiuterà a capirsi sicuramente meglio. Durante il loro viaggio vengono alla luce pensieri e vecchie vicende di cui non si erano mai messi al corrente. Si potrebbe parlare di un cartone on the road, perché no. Certo è che i due, alla fine del viaggio, non sono del tutto uguali a quando sono partiti.

Onward non affronta tematiche estremamente innovative o mai viste al cinema. Eppure, l’idea di base della trama, le trovate esilaranti e la dolcezza che caratterizza la scrittura, sono talmente ben riuscite da dare a questo cartone un sapore di nuovo e di diverso davvero sorprendente.

Il mondo Fantasy

Altra grande tematica importante in Onward è sicuramente la strizzata d’occhio al fantasy. Che si parli del mondo letterario o di quello videoludico, questo lungometraggio è diretto a tutti gli appassionati del genere. Proprio per questo è disseminato di piccole citazioni alle lunghe sessioni di D&D, alle maggiori saghe fantasy che tutti conosciamo e alle classiche dinamiche di un’avventura fantastica. A volte lo fa richiamando la grafica di una mappa, altre volte inserendo un personaggio caratteristico del fantastico, altre ancora spiegandoci chiaramente perché dovremmo seguire le regole del gioco e stare attenti alle carte che abbiamo in mano. È divertente, soprattutto alla seconda visione, rendersi conto di tutti questi piccoli riferimenti.

Ma non posso andare al cinema! Ho visto Onward al cinema, o almeno così è stato per la prima visione. Ammetto che ero restia a farlo vedere agli amici tramite Disney + inizialmente, non avevamo uno schermo particolarmente grande e neppure la possibilità di ricreare un ambiente da sala cinema (come mi manca il cinema…). E si sa quanto i lungometraggi Pixar siano spettacolari visti in sala. Eppure, dall’esperienza tratta dopo ben 3 visioni (e in preparazione alla quarta) mi sento di consigliare tranquillamente di recuperarlo in streaming. Vedere le reazioni degli amici è stato perfetto, posso assicurare che le emozioni arrivano ugualmente forti e toccano i tasti giusti. Così come le risate. Non si tratta solamente di una commedia perché come ogni produzione Pixar che si rispetti è perfettamente in grado di farci piangere a comando. Ma il sorriso fa compagnia dall’inizio alla fine e, in un paio di scene in particolare, vi assicuro che riderete di gusto.

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