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Da Rushdie a J. K. Rowling, intellettuali contro l’intolleranza del “politically correct”

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Oltre 150 intellettuali e personalità internazionali, tra cui spiccano il saggista Ian Buruma, il linguista e attivista Noam Chomsky e la scrittrice J. K. Rowling, hanno firmato una lettera aperta pubblicata su “Harper’s Magazine”, un appello a non trasformare le proteste per la giustizia razziale “in un brand dogmatico e coercitivo” che spesso sfocia in un’estremizzazione del politically correct.

Tra chi ha sottoscritto la lettera c’è pure la romanziera Margaret Atwood e afroamericani come il jazzista Wynton Marsalis e paladini della libertà di espressione come Salman Rushdie, tutti insieme per combattere il clima da oscurantismo medievale che domina nel mondo della cultura e dei media dopo l’uccisione di George Floyd.

Attenzione, sono tutti concordi che quello che è successo sia un fatto gravissimo e deprecabile, ma quello che è seguito a quel triste 25 maggio ritengono abbia fatto dilagare una nuova forma di intolleranza, quella degli estremisti dell’anti-razzismo e dei demolitori di statue, di tutti coloro che in nome del politically correct censurano le opinioni diverse e impongono un pensiero unico.

I firmatari della lettera sostengono che le reazioni violente che si sono susseguite in tutto il Mondo abbiano soffocato il libero dibattito e che:

Questa atmosfera soffocante alla fine danneggerà le cause più vitali del nostro tempo. La restrizione del dibattito, da parte di un governo repressivo o di una società intollerante, fa invariabilmente male a chi manca di potere e rende tutti meno capaci di partecipazione democratica.

Quello che denunciano i firmatari è poi il “public shaming” (la gogna pubblica), una tendenza che va aumentando senza freni e che cancella il dibattito, mettendo all’angolo ogni opinione diversa dalla propria.

Nella lettera si legge:

Le cattive idee si sconfiggono attraverso la loro esposizione, l’argomentazione e la persuasione, non cercando di zittire o allontanarle. Rifiutiamo qualsiasi falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere l’una senza l’altra

Di certo in questo ultimo periodo abbiamo visto troppo spesso censurare contenuti – ricordiamo il caso di HBO con Via col vento – o trovare soluzioni “creative” per spiegare che il razzismo è un atteggiamento sbagliato. Vi abbiamo pure parlato delle 7 carte da gioco rimosse da Magic: The Gathering a causa di questa cieca e spesso illogica epurazione.

Eppure a nessuno è venuta in mente la cosa più semplice: confrontarsi in modo chiaro, aperto e inclusivo e ascoltare le ragioni dell’una e dell’altra parte per trovare un accordo, una convivenza pacifica, se non per capirsi, almeno per rispettarsi.

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