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Consiglio Nazionale delle Ricerche: l’uso problematico dei videogiochi

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I videogiochi sono diventati sempre più un elemento presente nelle case di ogni famiglia, nel mondo cresce ogni anno il numero di gamers e appassionati che dedicano parte delle loro giornate (e nottate) davanti ai loro titoli preferiti. La crescita di interesse verso i videogiochi è un dato che merita di essere analizzato in maniera molteplice e sotto vari punti di vista – come quello economico e quello sociale – e proprio sotto quest’ultimo aspetto una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, dell’Università di Padova e della Flinders University, in Australia, ha evidenziato l’uso problematico dei videogiochi tra i giovani in Europa.

Ma andiamo in ordine, cosa si intende per uso problematico dei videogiochi? Stando al comunicato stampa riportato sul sito del Consiglio Nazionale delle Ricerche significa “un utilizzo eccessivo dei videogame che possa mettere a repentaglio la salute e favorire l’allontanamento dalla scuola e dagli affetti”.

Di che percentuali di rischio di “gaming problematico” stiamo parlando, per quanto riguarda l’Europa? Risponde Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc: “Abbiamo rilevato che in Europa un ragazzo su cinque è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%). L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%). È emerso anche che gli adolescenti residenti in Danimarca riportano i livelli più bassi di gaming problematico (12%), mentre quelli in Romania riferiscono una maggiore percezione di problemi associati all’uso di videogiochi (30.2%)”. La percentuale di studenti italiani con un alto rischio di gaming problematico (23.9%) è superiore alla media europea, con un numero maggiore di ragazzi (34%) che percepisce conseguenze negative legate al gaming rispetto alle ragazze (12.8%)”.

E, infine, quali sono i fattori che giocano un ruolo importante nel contesto dell’uso problematico dei videogiochi? In questo caso ha risposto Alessio Vieno, professore dell’Università di Padova: “La ricerca indica come la presenza di regole genitoriali e di supporto emotivo familiare proteggano in adolescenza da un utilizzo eccessivo e distorto dei videogiochi. Il rischio di gaming problematico è infine maggiore negli Stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie”.

Qui potete trovare il comunicato completo relativo alla ricerca.

Voi cosa ne pensate di questa ricerca e dei risultati che ha portato?

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