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Recensione: Neil Gaiman – Storie Perdute

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Scrivere una recensione di Storie Perdute di Neil Gaiman non è cosa semplice, perché il lettore ha tra le mani un’opera inusuale, sezionata, scomposta. Tentare di illustrare il fumetto al prossimo fruitore vuol dire accorpare varie storie, vari personaggi e varie morali in qualche migliaio di parole. Ed è estremamente arduo.

Avendo preso coscienza di ciò questa recensione si concentrerà, lo diciamo fin d’ora, su Storie Perdute nella sua interezza senza descrivere le sue singole componenti. Naturalmente una parte sarà riservata al suo vero protagonista: Neil Gaiman, autore delle storie.

Nella logica illogica di Storie Perdute partiamo proprio concentrandoci sull’autore, per poi passare all’opera.

PARIS, FRANCE – OCTOBER 25; English writer Neil Gaiman poses during portrait session held on October 25, 2014 in Paris, France. (Photo by Ulf Andersen/Getty Images)

Neil Gaiman, autore e protagonista presentato dall’opera

Certo è strano che una recensione parta dall’autore, solitamente all’ideatore dell’opera vengono dedicate giusto quattro righe sulla quarta di copertina. Ma questa stranezza si confà perfettamente al tono di Storie Perdute e vuol sottolineare l’importanza di Neil Gaiman, importanza che trascende la semplice creazione del fumetto. In parole povere:  non si può descrivere Storie Perdute senza parlare di Gaiman e viceversa.

L’Associazione Culturale DOUbLe SHOt ci presenta Storie Perdute come una raccolta di storie a fumetti della giovinezza di Neil Gaiman, giornalista, fumettista e scrittore nato negli anni ’60 a Portchester (Hampshire). In questo senso, dunque, l’opera ha lo scopo primario di presentare l’autore.

Non vogliamo essere fraintesi: è un primo incontro che potrebbe lasciare il lettore meno preparato interdetto, e il lettore più sensibile addirittura turbato.

Si perché con Storie Perdute vengono messi in evidenza alcuni tratti della giovinezza fumettistica di Gaiman: violenza, omofobia e tirannide sono alcuni dei macro-temi affrontati nelle varie vicende dei fumetti. Queste tematiche presentano uno stile autoriale dissacrante, disinibito e al limite della decenza. Attenzione nulla di negativo, è intento manifesto quello di portare il lettore in un piccolo universo fatto di vizi, ingiustizie e “morali immorali”. Il tutto condito da una forte critica a episodi biblici, a leggi omofobiche e ad un futuro incerto e non desiderato. Difficilmente il lettore, anche quello più colpito (offeso) nella sua sensibilità, potrà rimanere inerme di fronte agli spunti di riflessione presentati da Gaiman.

I disegni: uno, (nessuno) e centomila

Storie Perdute è una raccolta di vari fumetti di Neil Gaiman prodotti con l’aiuto di vari disegnatori, fra i quali Bryan Talbot e Dave McKean. Vista la pluralità di partecipanti alla formazione, alla creazione, delle idee di Gaiman non è difficile capire il perché ogni storia abbia uno stile di disegno a sé stante. Da qui la citazione a Pirandello presente nel titoletto.

Ogni storia ha un disegnatore diverso – con giusto un paio di ben accetti ritorni – e quindi gli stili sono tanti e variegati: abbiamo quello più semplice e immediato di Julie Hollings, quello tetro e macabro di Mike Matthews, quello fosco e pesante del già citato McKean e così via. Uno stile artistico per ogni gusto, tutti uniti da un solo punto in comune: il bianco e nero. Non troverete colori nelle pagine a fumetti di Storie Perdute, troverete le idee di Gaiman messe su carta, uno stile alla volta.

Vista la compresenza di più stili di disegno diversi risulta piuttosto difficile, a onor del vero, dare un giudizio unitario sulla parte artistica dell’opera. In tal caso ci limiteremo al proverbiale de gustibus non est disputandum: chi apprezza un tratto più materico probabilmente preferirà Il Libro dei Giudici, chi invece preferisce il protagonismo delle atmosfere propenderà per Il Profeta che si fermò a Cena. Molto semplicemente: leggete le Storie e decidete.

Storie Perdute e poi ritrovate

Abbiamo detto, all’inizio di questa recensione, che DOUbLe SHOt ha deciso di recuperare alcuni fumetti della giovinezza di Neil Gaiman, tutti precedenti alla sua opera magna: Sandman. Il fumettista in questione, nel corso dei suoi anni, ha dimostrato grande talento – la sua fama ne è prova inconfutabile – e riuscire a capire da dove è nata questa carriera, quali sono stati i primi passi di Gaiman nel mondo delle strisce a fumetti, è sicuramente interessante. Lo è per coloro che apprezzano l’autore, per i curiosi e per coloro che cercano una raccolta di storie fuori dall’ordinario, derisorie, “pazze” ma che colpiscono nel segno con la loro umana brutalità.

Proprio per questo le Storie Perdute sono state ritrovate – anzi andavano ritrovate –, perché pongono il lettore di fronte a episodi strani, viziosi e perplimenti. Quelli presenti in Storie Perdute sono episodi umani, tratti da questa o quella fonte, ideati e riarrangiati per raccontare una società fatta di problemi e assenza di speranze, dove anche esseri supremi sono vittime di mancanze e lacune. Difficilmente troverete un lieto fine all’interno di Storie Perdute, il miglior augurio che si può fare al lettore dell’opera è quello di riuscire a trarne qualche insegnamento, qualche lezione. E se ci riuscirà, sarà di per sé una buona cosa.


Siete interessati ad altre recensioni di fumetti? Date un’occhiata alle nostre recensioni di Miasma e di Fish Eye. Potete comprare Storie Perdute QUI.

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