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Dragon Ball GT compie 25 anni, ecco com’è nato

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Rinunaciare a Dragon Ball era davvero troppo, tanto che pure Shonen Jump aveva spinto più volte il suo autore Akira Toriyama a proseguire il manga, e lo stesso aveva fatto anche Toei doga, che decise di far proseguire le avventure di Goku anche dopo la conclusione della storia originale.

E così il 7 febbraio 1996 veniva trasmesso in Giappone il primo episodio di Dragon Ball GT, ad una sola settimana dalla conclusione della serie Dragon Ball Z. Un seguito però che non ha trovato il favore di tutti i fan della saga.

Trama

Sono passati alcuni anni dai fatti di Dragon Ball Z e ormai l’addestramento di Ub è completato. Dopo un ultimo allenamento con Goku i due si salutano, con il saiyan che sembra finalmente pronto a tornare dalla propria famiglia. Tuttavia, proprio in quel momento, il gruppo di Pilaf si intrufola nel palazzo di Dio per rubare delle sfere del drago mai viste prima.

A causa di un errore però Pilaf chiede al nuovo Shenron di far tornare Goku bambino. Dopo di che, le sfere si sparpagliano nei più remoti angoli dell’universo. Informato da Re Kaio che quelle sfere del drago sono molto diverse dalle vecchie e che l’intero pianeta verrà distrutto se non verranno recuperate entro un anno da quando è stato espresso il desiderio, Goku decide di partire per un lungo viaggio nello spazio insieme a Goten e Trunks per ritrovare le sfere.

Tutto è pronto per la partenza, ma Pan, la giovane nipote di Goku, sale di nascosto sulla navicella spaziale prendendo il posto dello zio Goten. Il resto è storia.

Com’è nato Dragon Ball GT

Conosciamo la trama della serie, ma come ha preso forma tutta l’avventura? Per approfondire la genesi dell’opera riportiamo la traduzione dell’intervista al produttore Kōzō Morishita che si trovava nel Dragon Book allegato al BOX DVD giapponese del 2005.

Per prima cosa vorrei com’è nato Dragon Ball GT

Il manga originale si era concluso mentre Dragon Ball Z andava ancora in onda, ma nessuno di noi aveva la sensazione che quella fosse la fine. Non solo noi dello staff, ma anche la stazione televisiva e gli sponsor, volevamo che la serie di Dragon Ball continuasse in quella magica fascia oraria del mercoledì alle 19:00. Questo per farvi capire quanto slancio e popolarità aveva la serie.

Nonstante il manga fosse concluso, decideste di realizzare una storia originale?

Esatto. L’ultimo capitolo del manga originale è ambientato dieci anni dopo la battaglia contro Majin Bu, quindi l’idea iniziale fu quella di creare contenuti originali che raccontassero gli eventi di quei dieci anni, e furono pianificate diverse storie. Si era pensato di incentrare le vicende intorno alla crescita di personaggi come Pan e Trunks; insomma, la nuova generazione di bambini.

Quindi era stato immaginato come “Dragon Ball: La nuova generazione”

L’idea di continuare con una nuova serie venne comunicata a Toriyama e al dipartimento editoriale di Shonen Jump e, dopo alcuni incontri iniziali, si decise che sarebbe stato preferibile realizzare una storia originale, separata dal manga. In quel modo anche Toriyama avrebbe potuto godersi un Dragon Ball diverso dal manga originale. Inoltre credevamo fosse incredibilmente irrispettoso non separare questo nuovo progetto dal manga del maestro. Si decise quindi di rappresentare eventi successivi all’ultimo capitolo del manga, realizzando così un nuovo Dragon Ball senza intaccare l’originale.

I piani per Dragon Ball GT riguardavano la nuova generazione di personaggi, ma analizzando la serie nel suo complesso è finita per diventare la storia di Son Goku.

In fin dei conti il protagonista di Dragon Ball è Goku. Personaggi come Piccolo, Vegeta o Trunks potranno anche essere popolari ma alla fine si torna sempre a Goku. Ne ero assolutamente sicuro in quanto creatore, e il problema principale di Dragon Ball GT fu come far interagire Goku con la nuova generazione. Fu a quel punto che pensai di far tornare bambino lo stesso Goku. Inoltre, dal momento che Dragon Ball Z aveva portato lo sviluppo della storia ai suoi limiti, sarebbe stato difficile per questa nuova storia avere una struttura alla “ora arriva un nemico ancora più potente”. C’era anche qualcuno che pensava saremmo dovuti tornare alla prima serie di Dragon Ball, cosa che ci portò a decidere per un’avventura dove i personaggi viaggiano nello spazio profondo.

Perchè avete scelto lo spazio come ambientazione?

Semplicemente perchè rendeva tutto più facile. Considerando il senso delle proporzioni, lo spazio profondo era meglio della Terra e l’ambientazione del manga originale era abbastanza grande da permettere di creare qualsiasi tipo di personaggio volessimo. Se avessimo potuto continuare saremmo potuti andare avanti per altri 10 o 20 anni. Fu per questo che optammo per lo spazio.

Quanto fu importante la collaborazione di Toriyama al progetto?

Alcuni semplici trame fatte da Toei, come ad esempio “loro viaggiano su queste tipologie di pianeti”, furono consegnate al maestro, che realizzò nuove bozze di disegni e immagini per Goku bambino, Pan, Trunks, la nave spaziale e altri personaggi importanti.

Ho sentito che fu lo stesso Toriyama a intitolare la serie Dragon Ball GT.

Esattamente. Noi ci limitammo a ricevere il titolo, per cui non siamo sicuri di cosa volesse dire. Pensammo fosse un riferimento alle macchine GT e interpretammo la sigla come “Grand Touring”, per trasmettere l’idea di una narrazione in stile road movie.

Qualcuno potrebbe anche interpretare GT come Galaxy Tour

Ora che ci penso, anche con Dragon Ball Z ricevemmo semplicemente il titolo dal maestro; all’inizio ci scervellammo tantissimo nel cercare di capire cosa significasse la Z. Finimmo per trovare varie interpretazioni, tra cui quella secondo cui, essendo la Z l’ultima lettera dell’alfabeto, volesse significare il raggiungimento del limite estremo.

E così Dragon Ball GT finalmente iniziò. Nella prima parte dell’opera c’erano molti episodi in cui Pan aveva un ruolo molto attivo.

Il ruolo di Pan era quello di essere forte ma di perdere comunque contro i nemici, in modo da poter essere salvata da Goku: l’eroina che rende Goku l’eroe. Cambiando un attimo contesto, anche il grande successo Titanic aveva commosso il pubblico femminile perchè era una storia in cui l’eroina (ora anziana) ricordava l’eroe; non sono forse le basi del cinema? Se l’eroe non salva l’eroina forse gli adulti capirebbero che la vita a volte va così, ma sarebbe davvero duro per i bambini. Le storie in cui l’eroe salva l’eroina trasmettono un senso di sicurezza. Pertanto abbiamo creato uno schema dove Pan si trova in pericolo e Goku si arrabbia contro i nemici “Non ve la farò passare liscia!”.

Nonostante Pan abbia sangue Saiyan, non si trasforma mai in Super Saiyan.

In Dragon Ball GT c’è un episodio in cui Pan viene trasformata in una bambola, dove viene introdotto lo schema “Pan causa un incidente che Goku risolverà”. Permettere a Pan di trasformarsi in Super Saiyan avrebbe spezzato tale schema. Forse Pan sarebbe riuscita a diventare Super Saiyan se l’episodio in cui diventa una bambola fosse avvenuto più tardi.

Pan è quel tipo di personaggio che agisce anche quando le si dice di non farlo, per cui è facile che possa causare problemi

Esatto. Se fosse stato Trunks a combinare guai, sarebbe stato necessario spiegare come mai l’assennato Trunks avesse agito così sconsideratamente, cosa che sarebbe stata noiosa: una spiegazione inserita solamente per portare ad un’altra spiegazione.

A metà della storia, iniziano a saltare fuori nemici come il Dr. Myu, il Generale Lilde e Baby, dando una maggior connotazione combattiva alla vicenda

Inizialmente avevo preparato una trama approssimativa per 26 episodi, ma quando fu completata la sceneggiatura del terzo episodio ci rendemmo conto che “questi episodi di viaggio non sarebbero stati interessanti”. Quindi ci fermammo. Questo è il motivo per cui Gil e la nave spaziale ad un certo punto smettono di comparire, nonostante il maestro si fosse impegnato tanto nel disegnarli per noi.

Che peccato! In ogni caso, di cosa parlavano gli episodi scartati?

Avevamo pensato ad un intero pianeta di prigionieri e varie idee simili, ma avremmo potuto fare infiniti episodi del genere, cosa che li avrebbe resi noiosi. Durante gli incontri emerse l’idea che una storia in cui la Terra è in pericolo sarebbe andata bene e che sarebbe stato interessante inserire nemici dalla forte personalità facendo ruotare la trama intorno alle battaglie contro di loro. In fin dei conti, una storia di Dragon Ball deve avere un senso di eccitazione.

Quindi avete svoltato da un road movie ai combattimenti.

No, fu un’evoluzione naturale più che un improvviso cambio di direzione. Quando Goku non è il protagonista la storia va fuori controllo, diventa instabile. Dopo 500 episodi televisivi e 15 film posso dire che Goku non è un personaggio ordinario. Per esempio, tornando a Dragon Ball Z, sebbene il rating non calasse i bambini perdevano interesse quando c’erano episodi in cui combattevano personaggi diversi da Goku. Gli adulti lo guardavano per la storia e quindi potevano apprezzare anche le parti in cui Goku non compariva, ma i bambini lo guardavano per i personaggi. Per cui era necessario che Goku comparisse. Per questo motivo, quando in Dragon Ball Z Goku non comparve per diverso tempo dovemmo pensare a lungo su come riuscire a mostrarlo comunque.

Dragon Ball = Goku. In Dragon Ball GT Goku si trasforma in Super Saiyan 4. Era stato pensato fin dall’inizio?

Avemmo l’idea del Super Saiyan 4 mentre stavamo perfezionando la parte centrale della storia. Naturalmente il sapore Toriyamesco era presente in tutta la serie di Dragon Ball, per cui non sembrava innaturale che un giorno Goku potesse diventare Super Saiyan 4. Un approccio simile per un ordinario anime originale sarebbe sembrato il sintomo di una storia mediocre; ma anche come trasformazione per esprimere un aumento di forza, il Super Saiyan 4 era probabilmente il limite.

Qual è l’aspetto più importante di Dragon Ball GT?

Nonostante in Dragon Ball GT Goku torni bambino, cosa che potrebbe significare un ritorno al punto di partenza, pensavo che fosse importante non tornare indietro. In altre parole, una caratteristica di Dragon Ball è il non ripetere mai quanto fatto in passato. Nonostante sia più facile e veloce ripetere le stesse cose, è cruciale andare sempre avanti, anche solo di un singolo passo, e continuare a farlo. Per esempio, nel manga originale viene rivelato che Goku è un alieno, cosa che viene fatta tramite brevi dialoghi e non con flashback o lunghe spiegazioni. Con Goku alieno, la storia e l’ambientazione avanzano costantemente da quel punto in avanti. Per questo non era il caso che Dragon Ball ripetesse quanto fatto in passato.

Questa è la ragione per cui personaggi familiari come Piccolo, Tenshinhan e Yamcha non compaiono molto?

Non volevamo che Dragon Ball GT ripetesse quanto fatto in Z. Suppongo inoltre fossimo troppo concentrati nel creare nuovi nemici. Lavorammo davvero duramente nel decidere le capacità e il tipo di malvagità dei nemici. Ripensandoci ora, i nemici di Dragon Ball GT sono in parte basati sui nemici delle serie precedenti. 

Quale fu la reazione del pubblico alla prima trasmissione di Dragon Ball GT?

Ci furono molti fan che apprezzarono la progressione della storia portata avanti dal manga originale. Allo stesso tempo, ci fu chi disse che ci eravamo spinti troppo oltre. Ci fu anche chi ci chiese perchè avevamo rovinato l’originale e chi invece riteneva che le parti “rovinate” fossero quelle più interessanti. 
Forse Dragon Ball GT ha allontanato alcuni dei fan che avevano seguito il manga fin dall’inizio, ma ha anche creato nuovi appassionati, e magari Goku è diventato importante anche per questi ultimi.
Ripensandoci ora, forse Dragon Ball GT si allontana dal senso di sicurezza dato dall’essere “un lavoro di Akira Toriyama”. Tuttavia sono certo che anche i più critici tra i fan cambieranno idea guardando l’episodio finale di Dragon Ball GT.

L’ultima scena dell’episodio finale di Dragon Ball GT lascia sicuramente una forte impressione. Goku cavalca Shenlong verso un luogo lontano… lascia una strana sensazione, che ti spinge a ringraziare Goku per quanto fatto finora

Avevamo deciso fin dall’inizio quale sarebbe stata la scena finale di Dragon Ball GT, senza sapere se fosse vivo o morto. Fu proprio perchè avevamo ben chiara in mente quella scena conclusiva che Goku potè fare quell’impressionante apparizione alla fine dello special televisivo.
Essendo lo special una storia originale richiese molta più manodopera, soldi e lavoro rispetto a mandare in onda semplicemente due episodi televisivi in uno slot da un’ora, ma anche in quel senso Dragon Ball GT ci diede carta bianca su come lavorarci. Sono davvero grato per questo; la serie di Dragon Ball è il mio prezioso tesoro!

Daily Nerd è un Magazine di cultura Nerd e Geek. Non si tratta semplicemente di riportare notizie, ma di approfondire e riflettere sulla cultura che ci circonda.

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Direzione Metaverso: The Sandbox accoglie i geni giapponesi di TOEI ANIMATION

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The Sandbox, uno dei principali mondi virtuali decentralizzati oltre che sussidiaria di Animoca Brands, e TOEI ANIMATION CO., LTD., una delle principali società di animazione del Giappone, hanno annunciato una partnership per creare esperienze Web3 basate sulle proprietà intellettuali (i personaggi) di TOEI ANIMATION nel metaverso di gioco The Sandbox.

Le due aziende stanno sviluppando le esperienze nella LAND in collaborazione con Minto, Inc.. Pioniere dell’animazione giapponese, TOEI ANIMATION ha prodotto alcune delle produzioni di animazione più longeve e di maggior successo planetario, tra cui Dragon Ball, Sailor Moon e ONE PIECE. Grazie alla partnership con TOEI ANIMATION, The Sandbox continua a portare avanti collaborazioni basate su personaggi e contenuti tra i più popolari e influenti della cultura dell’animazione giapponese.

Per commemorare questa partnership, The Sandbox regalerà NFT in edizione limitata alle prime 1.000 persone che si registreranno sul sito register.sandbox.game/toei-animation-it. Il tipo di NFT, comunque non basati su IP di TOEI ANIMATION), sarà annunciato in un secondo momento.

“TOEI ANIMATION sta salpando nel metaverso. Siamo molto felici e orgogliosi di lavorare con The Sandbox e Minto come nostri partner. Sono fiducioso del fatto che insieme tracceremo nuove rotte che guideranno l’industria dell’intrattenimento negli anni a venire – ha affermato Satoshi Shinohara, amministratore delegato di TOEI ANIMATION -. Non vedo davvero l’ora di vedere i vari personaggi che abbiamo creato finora addentrarsi in questo nuovo campo”.

“Manga e anime giapponesi come Dragon Ball, ONE PIECE e Sailor Moon di TOEI ANIMATION hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono felice di portare questi contenuti in The Sandbox affinché i giocatori e i creatori di tutto il mondo possano apprezzarli – spiega Sebastien Borget, COO e co-fondatore di The Sandbox -. Questa partnership è un’aggiunta entusiasmante per la nostra piattaforma di metaverso aperto perché porta alcuni dei migliori contenuti della cultura giapponese alla nostra comunità di creatori”.

In parte immobiliare virtuale, in parte parco di divertimenti, The Sandbox abbraccia pienamente l’idea del metaverso come uno spazio digitale condiviso continuo in cui mondi ed eroi si incontrano per creare magie. Quella con Paris Hilton si unisce a oltre 400 partnership esistenti tra cui ZeptoLab, Warner Music Group, Ubisoft, The Rabbids, Gucci Vault, The Walking Dead, Snoop Dogg, Adidas, Deadmau5, Steve Aoki, Richie Hawtin, The Smurfs, Care Bears, Atari, ZEPETO e CryptoKitties. Queste alleanze seguono la visione del team di The Sandbox di consentire ai giocatori di creare le proprie esperienze utilizzando personaggi e mondi sia originali che celebri.

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AKIRA torna al cinema: sono passati ben 35 anni dalla prima uscita nelle sale

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Torna al cinema, a 35 anni dalla sua prima uscita nelle sale, AKIRA di Katsuhiro Ôtomo, il film che ha incassato, tra repliche cinematografiche e vendite home-video, oltre 50 milioni di euro, conquistando il pubblico giapponese e rivoluzionando la percezione degli anime in tutto il mondo occidentale.

Unanimamente considerato un capolavoro e inserito da Empire Magazine tra i 100 migliori film in lingua straniera della storia del cinema, AKIRA è diretto da uno dei maestri indiscussi del cinema d’animazione e del fumetto giapponese. Tra le numerose collaborazioni e produzioni di Katsuhiro Ôtomo figurano, tra le altre, “Steamboy”, con cui partecipò fuori concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2004, e la sceneggiatura del film “Metropolis” di Rintaro (tratto dal manga di Osamu Tezuka).

L’appuntamento per i fan italiani è fissato per il 14 marzo (proiezioni in lingua originale con sottotitoli in italiano) e 15 marzo (proiezioni in versione doppiata in italiano), quando la Stagione degli Anime al Cinema, progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Dynit, porterà nelle sale AKIRA in formato 4K e per la prima volta anche in lingua originale (elenco cinema a breve su nexodigital.it). Nel 2013 le celebrazioni del 25esimo anniversario di Akira, sempre organizzate da Nexo Digital e Dynit, avevano raccolto oltre 20.000 spettatori in un solo giorno, con sold out diffusi in tutti i cinema italiani che avevano programmato il film.

Trama Akira

Uscito nelle sale per la prima volta nel 1988 e ispirato al manga ormai giunto alla centesima ristampa del suo primo volume, Akira è ambientato nel 2019, in un’epoca in cui le grandi metropoli sono state spazzate via dopo la Terza Guerra Mondiale. Tokyo è teatro di scontri tra bande di motociclisti, tra cui di distingue la gang dei giovani Kaneda e Tetsuo. La polizia segreta, intanto, cerca di mettere un freno alla minaccia per poter continuare lo sviluppo del segretissimo progetto Akira…

La Stagione degli Anime al Cinema è un progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Dynit e col sostegno dei media partner MYmovies.it, Lucca Comics & Games e VVVVID.

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10 anime surreali che dovete guardare adesso

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Mai capitato di trovarvi davanti a una serie e chiedervi: “Che cosa diamine sto guardando?”, per poi non riuscire a staccarvene? Per voi fanatici del bizzarro, del nonsense e degli immaginari distorti a regola d’arte, ecco allora una lista di 10 anime surreali che dovete guardare adesso.

10 anime surreali da recuperare subito

  1. The Tatami Galaxy
  2. Kyousou Giga
  3. Sonny Boy
  4. Arakawa Under The Bridge
  5. Mononoke
  6. Cromartie High School
  7. Sayonara, Zetsubou Sensei!
  8. The Night is Short Walk On, Girl
  9. Mushishi
  10. Toilet-bound Hanako-kun

1. The Tatami Galaxy (2010)

My still-as-of-yet rose-colored self was cut to the quick by that which is called reality.”

Un protagonista in crisi esistenziale, una divinità con la testa a melanzana e colorati viaggi nel tempo: questa è l’improbabile premessa di The Tatami Galaxy di Masaaki Yuasa. E con un precedente come Devilman Crybaby, cosa ci si poteva aspettare da Madhouse se non un altro anime fuori di testa?

La storia stavolta segue un universitario senza nome che, con una dose da cavallo di cinismo e un amico simpatico come una spina nel fianco, riflette sulle occasioni sprecate durante il college. Il passato pare destinato a restare uno spiacevole ricordo, finché non gli viene offerta la possibilità di rifare tutto da zero, e trovare il suo lieto fine- o qualcosa che ci assomigli.

2. Kyousou Giga (2013)

In una città parallela abitata da demoni, spiriti, ed enormi mecha, una ragazza con un martello magico è alla ricerca di un coniglio nero che può riportarla nel suo mondo. No, non si tratta di una versione Jap folkloristica di Alice in Wonderland, ma di Kyousou Giga, un fantasy di Toei Animation dove la realtà supera l’immaginazione e i sogni.

Senza fare spoiler, vi avviso che Kyousou Giga è strano, ma strano forte. E non vi ci si abitua mai del tutto, né ai suoi strampalati personaggi, né al groviglio di flashback ed eventi scollegati mischiati nella narrazione. Ma è anche questo che la rende una serie unica e avvincente, oltre che un vero spettacolo per gli occhi grazie ai suoi visuals spaziali.

3. Sonny Boy (2021)

“Is this a utopia? Or a hell?”

Restare bloccati a scuola è l’incubo di ogni adolescente. Ma restarci intrappolati e finire in una dimensione oscura è tutt’altra storia. Questo è ciò accade a una classe di studenti un caldo giorno d’estate; e come se tornare a casa non fosse già un problema, le cose si complicano quando alcuni di loro sviluppano abilità paranormali.

Se avete letto Il signore delle mosche, immaginate Sonny Boy come la sua versione fantascientifica, con animazione anni ’90 e un approccio filosofico ai temi più delicati. Per non dimenticare le ganzissime musiche punk rock: una bomba.

4. Arakawa Under The Bridge

Vi siete mai chiesti come sia vivere sotto un ponte? Be’, il businessman Ichinomiya lo scopre a proprie spese quando cade in un fiume e viene salvato da una ragazza senzatetto.

Pur di cancellare il suo debito, Ichinomiya è pronto a tutto- anche a diventare il suo fidanzato e trasferirsi sotto al ponte Arakawa. Inizia così la convivenza con una presunta venusiana, un soldato riciclato suora, uno spirito del fiume farlocco, ed altri soggetti altrettanto preoccupanti. E le stranezze sono solo al principio.

5. Mononoke (2007)

“If the problem lies within you, no-one else can help.”

Sicuramente il più artistico in questa lista di anime surreali è Mononoke, una raccolta di storie imperniata sugli incontri soprannaturali del Venditore di Medicine, un maestro dell’occulto a caccia di spiriti maligni nel Giappone feudale. Il mistero più oscuro però resta ancora irrisolto: qual è la sua vera identità?

Da non confondere con La Principessa Mononoke, l’opera di Kenji Nakamura è dark, onirica, e più che una serie animata sembra un dipinto che ha preso vita. Se ciò non bastasse, la narrazione è anticonvenzionle, le animazioni sono al limite del psichedelico, e il terrore psicologico latita sempre dietro l’angolo. In bocca al lupo.

6. Cromartie High School (2003)

Eh?. Questa è la prima reazione che suscita Cromartie High School di Eiji Nonaka, una serie che ha barattato il buon senso per gorilla, robot in uniforme, e mangiatori di matite.

Protagonista e vittima dell’idiozia di Cromartie è Takashi Kamiyama, l’unico studente normale in un liceo di teppisti stramboidi e non proprio brillanti. I mini episodi sono incentrati sui suoi tentativi di inserirsi fra i compagni yankee, dal finto mohawk a quello che viene costantemente rapito e dimenticato, e sulle situazioni allucinanti che ne derivano. Consigliatissima per gli amanti dello humor demenziale… e dei Queen.

7. Sayonara, Zetsubou Sensei! (2007)

“He’s not in a coma, he’s previewing the afterlife!”

In teoria, un insegnante dovrebbe essere fonte di ispirazione per i propri studenti. In pratica, per Itoshiki ogni giorno è buono per morire. L’unica cosa che lo tiene in vita sono le sue alunne, troppo problematiche per dargli il tempo di annodare il cappio. E ora la sua famiglia vuole anche che si sposi?! Be’, un suicidio di coppia non suona poi così male…

Satira spietata? Black humor? Personaggi disfunzionali e svitati? In Sayonara, Zetsubou Sensei! non manca nulla, ed il lato educativo è solo un effetto collaterale.

8. The Night is Short Walk On, Girl (2017)

Un po’ favola, un po’ sogno lucido, The Night is Short Walk On, Girl è un lungometraggio che ci trasporta in una Kyoto fantasmagorica e labirintica. Nel caos sfavillante di una notte frenetica ma infinita, uno studente universitario gioca con il filo rosso del destino e cerca di farsi notare una volta per tutte dalla ragazza dei suoi sogni.

Ricalcando lo stile di altri anime surreali come Mind Game e The Tatami Galaxy, Masaaki Yuasa ancora una volta piega la realtà come le pagine di un libro, e gioca con iperrealismo e colori scoppiettanti per raccontare una storia tanto semplice quanto accattivante. Chapeau.

9. Mushishi (2005)

“People derive their happiness in a variety of ways, even though it might seem cruel.”

Un mix di folklore giapponese e misticismo, Mushishi può essere definito come un’intima esplorazione della relazione uomo-natura. La serie segue il viaggio di Ginko, un uomo capace di vedere i mushi (spiriti) che abitano il mondo, e la sua missione di riparare ai danni causati da queste entità agli esseri umani.

Magico, affascinante, e talvolta inquietante, ogni episodio racchiude profonde riflessioni sulla fragilità dell’animo umano e il delicato equilibrio con natura, vita e morte. Forse Mushishi non è una serie che vi sconvolgerà la vita, ma sicuramente sa come toccare le corde del cuore e lasciare il segno.

10. Toilet-bound Hanako-kun

All’Accademia Kamome, le leggende soprannaturali non sono solo un diceria. L’imbranata Nene Yashiro ne ha la prova quando si trova faccia a faccia con Hanako, il famoso fantasma che infesta i bagni dell’istituto. Intrappolata in un contratto che la lega al mondo paranormale, Nene deve scoprire i misteri che si celano nella scuola, e risolverli prima che sia troppo tardi.

Toilet-bound Hanako-kun è forse uno degli anime surreali più dark e vivaci allo stesso tempo. Ma non fatevi ingannare dagli adorabili personaggi e dai caldi toni pastello: non si sa mai che cosa si può nasconde nell’ombra.

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