Facciamo un salto indietro all’old gen che più old gen non si può. È il 1990 e nessun membro di questa redazione aveva ancora aperto gli occhi sul mondo. Su piattaforme forse ereditate dai fratelli, in casi più rari dai genitori o recuperate più tardi dai collezionisti (MS-DOS, Amiga, Atari ST, SEGA CD e Mac OS), esce “The Secret of Monkey Island”. Monkey Island è una delle avventure grafiche che probabilmente più ha influenzato il genere nel corso del tempo. Si tratta di un piccolo capolavoro completo, passato sotto molti radar e che solo gli amanti del genere (o i nostalgici) conoscono. Disponibile su Steam ormai da tempo con tanto di possibilità di godere tanto di una grafica nuova, quanto dell’originale, è un gioco, se non una serie, a cui vale decisamente la pena di dare una chance!
La semplicità della trama
Si tratta di un’avventura grafica puzzle game punta e clicca che accompagna il protagonista, Guybrush Threepwood, nel suo percorso per diventare un temibile pirata. Sbarcato su Melee Island, tre pirati dall’aspetto importante gli assegneranno tre prove che dovrà superare per potersi finalmente chiamare pirata. Guybrush dovra dunque sconfiggere il maestro di spada dell’isola, sottrarre un idolo dalla casa del governatore e trovare un tesoro. Ma nell’arcipelago dei Caraibi in cui si trova anche Melee Island imperversa il pirata fantasma LeChuck, al momento a caccia del governatore dell’isola, che vuole prendersi in sposa per poter governare e terrorizzare i Caraibi in dolce compagnia. Toccherà proprio a Guybrush, fresco fresco di un’iniziazione piratesca un po’ traballante e mai effettivamente avvenuta, salvare il governatore al momento del rapimento, salpando alla volta di Monkey Island, l’isola delle scimmie.
Va immediatamente detto che la trama di Monkey Island è estremamente semplice ed estremamente lineare. Gli obiettivi primari sono chiari e il fine lo è altrettanto. Non è infatti nella trama, dove è più opportuno cercare la bellezza del gioco.
La filosofia dell’eroe che si arrangia
Perché dunque chiamare Monkey Island “capolavoro”? Perché la vera sorpresa e la vera bellezza in una trama così semplice e lineare stanno proprio nelle modalità in cui quest’ultima viene portata a compimento. Sconfiggere il maestro di spada significa affrontarlo in una gara di insulti, trovare un tesoro non significa necessariamente dissotterrare del denaro e rubare un idolo nella casa del governatore significa innanzitutto affrontare la sua schiera di barboncini piranha assetati di sangue. E molto, molto altro.
Monkey Island è un gioco che sorprende, e nelle maniere più assurde. Si basa su una filosofia che raramente, nei videogiochi delle ultime generazioni, si vede rappresentata: Guybrush non è un eroe, non è un miracolato. Guybrush è la soluzione più semplice, anche se non la più adatta, nonché l’unica disponibile, ad una situazione che nessuno vuole altrimenti affrontare. È un ragazzetto di cabina senza capacità, che si lancia da un cannone con una pentola in testa perché non ha un elmetto a disposizione, e che fa della birra di radice il degno sostituto di una pozione magica. Questo perché non c’è altro: è un candidato terribile per diventare un pirata, per salvare il governatore e per sconfiggere il pirata LeChuck. Ma lui ci prova. Un po’ come una Panda degli anni ’70 non è stata concepita per raggiungere i 170 chilometri orari in autostrada, ma lei non lo sa e li raggiunge lo stesso; Guybrush vuole essere un pirata, è la persona meno tagliata per esserlo, ma lui non lo sa e ci riesce lo stesso.
Un’avventura grafica da terminare con una guida
Va comunque chiarito che Monkey Island non è un gioco necessariamente apprezzabile da tutti. Le meccaniche interne del gioco sono ben diverse da quelle dei giochi più moderni, anche puzzle game punta e clicca, dove il giocatore viene guidato passo passo, preso per mano e condotto all’avventura. In Monkey Island il giocatore viene guidato ma in maniera molto subdola. Il gioco dà diversissimi elementi per capire cosa fare e come farlo, ma è il giocatore che deve ingegnarsi a capire i suggerimenti del gioco. Un’altra caratteristica peculiare non solo di The Secret of Monkey Island, ma di tutta la serie, è che non esiste, in più di un’occasione, un solo modo corretto di fare le cose e non tutti gli oggetti raccoglibili e interagibili sono utili a qualcosa.
Si tratta di un gioco da giocare e da terminare con una guida al proprio fianco. Si può esplorare liberamente, muoversi a proprio piacimento senza il rischio di lasciarsi alle spalle qualcosa di rilevante. Tuttavia, al momento della vera azione, di dover veramente procedere, potrebbe essere necessario avere un walkthrough al proprio fianco, perché non riesce a prendere una stupida aringa rossa sul pontile fuori dalla cucina del bar, o perché non si riesce a trovare qualcosa che è stato sotto i propri occhi fin dall’inizio.
Una perla old-gen
In definitiva è un gioco caldamente consigliato agli amanti del genere, ma anche a chiunque voglia cimentarsi in qualcosa di diverso. Monkey Island è un grandissimo classico delle avventure grafiche. È un gioco pieno di citazioni e di battutine sagaci, apprezzabilissimo in tutti i suoi elementi, nelle osservazioni estemporanee di Guybrush e ancor più apprezzabile nel suo prendersi sul serio quel tanto che basta. Avviso ai pirati pronti a salpare: in quanto avventura grafica old gen, alcuni puzzle possono essere frustranti. L’uso di una guida è consigliato proprio per questo motivo. Non vi rovinerà l’esperienza, né il gioco, né l’orgoglio, perché alcuni puzzle sono davvero, davvero assurdi nella loro incoerente semplicità.
Chrono Crossè un videogioco di genere GDR (gioco di ruolo) alla giapponese che era stato sviluppato e pubblicato, verso la fine del 1999, dalla famosa casa di produzione nipponica Square, in seguito divenuta Square Enix grazie alla fusione avvenuta nel 2003. Il titolo in parola si pone sulla stessa linea del famoso (e bellissimo) Chrono Trigger – altro GDR di qualche anno prima -, anche se non ne rappresenta un vero e proprio seguito. Nel corso del 2022 Chrono Cross è stato oggetto di una rimasterizzazione che è nata da un motivo ben preciso: gli sviluppatori temevano che il titolo potesse diventare ingiocabile.
Sono proprio gli sviluppatori di Square Enix che, di recente, hanno chiarito questo punto. Il producer della remaster, Koichiro Sakamoto, ha detto a proposito di Chrono Cross: The Radical Dreamers Edition (le sue parole sul sito dedicato GamesRadar):
“Al tempo del lancio del progetto, Chrono Cross rischiava di diventare ingiocabile. C’era un servizio di Archivio Giochi per PlayStation 3 che permetteva di giocare ai titoli della PlayStation 1. La PlayStation 4, però, era già sul mercato. Non sapevamo ancora se il servizio di Archivio Giochi ci sarebbe stato anche per PlayStation 4. Sembrava che Chrono Cross potesse diventare ingiocabile. Dunque è stato messo in piedi un progetto di remaster. Questa è la storia”.
Al di là dell’aneddoto, di interesse magari per coloro che hanno apprezzato il gioco e – in generale – per gli amanti del genere, ciò che può essere uno spunto di riflessione è il motivo che ha portato alla remaster. Da fruitori del medium videoludico siamo portati (spesso) a non pensare alle motivazioni che stanno dietro le scelte di una casa di sviluppo, valutiamo l’offerta del mercato e compriamo quello che ci piace. Un videogioco porta con sé una storia, fatta di persone e scelte, e questi episodi servono a ricordarcelo.
The Game Awards è uno dei più importanti appuntamenti dell’anno per quanto riguarda il mondo dei videogiochi, dove vengono premiati i titoli che sono usciti nel corso degli ultimi dodici mesi e che hanno saputo impressionare maggiormente pubblico e critica. La kermesse ideata e condotta, ogni anno, da Geoff Keighley si è tenuta – per questa edizione – l’8 dicembre 2022 al Microsoft Theater di Los Angeles. Quali sono stati i videogiochi che sono riusciti a portarsi a casa i premi?
Di seguito la lista dei vincitori nelle varie categorie:
Gioco dell’Anno: Elden Ring
Miglior Game Direction: Elden Ring
Miglior Narrativa: God of War Ragnarok
Miglior Direzione Artistica: Elden Ring
Miglior Musica e Colonna Sonora: God of War Ragnarok
Miglior Audio Design: God of War Ragnarok
Miglior Performance: Christopher Judge (God of War Ragnarok)
Games for Impact: As Dusk Falls
Innovation in Accessibility: God of War Ragnarok
Miglior VR/AR: Moss Book II
Gioco più atteso: The Legend of Zelda Tears of the Kingdom
Miglior Gioco d’Azione: Bayonetta 3
Miglior Gioco d’Azione/Avventura: God of War Ragnarok
Miglior Gioco di Ruolo: Elden Ring
Miglior Picchiaduro: Multiversus
Miglior Gioco per la Famiglia: Kirby e La Terra Perduta
Miglior Simulazione/Strategico: Mario + Rabbids Sparks of Hope
Miglior Gioco Persistente: Final Fantasy 14
Miglior Indie: Stray
Miglior Gioco Mobile: MarvelSnap
Miglior Supporto della Community: Final Fantasy 14
Miglior Esports Event: League of Legends World Championship 2022
Elden Ring guadagna il premio più ambito, ossia quello di Gioco dell’Anno, mentre God of WarRagnarok è il titolo che ha vinto in più categorie (ben 6). La corsa per questa edizione di The Game Awards, si sapeva, era a due tuttavia ci sono altri titoli che vanno menzionati, in particolare Stray per aver dominato la classifica dei titoli indie e Final Fanatsy 14 per il continuo supporto.
I The Game Awards 2022 hanno dato il loro verdetto, tuttavia ci saranno altre occasioni per premiare i titoli usciti nel corso di quest’anno. Forse altri titoli riusciranno a guadagnare qualche premio, oppure avremo ulteriori conferme per quelli già visti.
I nostri complimenti vanno a tutti i vincitori e ai partecipanti.
L’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft è una della operazioni più grandi che si siano mai verificate nel mondo del gaming (e probabilmente dell’intrattenimento in senso generale), la cifra relativa a questa acquisizione fa girare la testa: ben 68,7 miliardi di dollari che verranno sborsati da Microsoft. In realtà la notizia dell’operazione risale agli inizi di quest’anno, ora però l’UE ha deciso di rincuorare tutti i fan di una delle più importanti serie di Activision Blizzard – ossia Call of Duty – dicendo che lavorerà perché quest’ultima rimanga disponibile ancora per PlayStation.
A dare la notizia è Ricardo Cardoso, Deputy Head of Unit Interinstitutional & Outreach Views dell’Unione Europea, attraverso un post del suo profilo Twitter. Di seguito il messaggio, accompagnato da una nostra traduzione:
The Commission is working to ensure that you will still be able to play Call of Duty on other consoles (including my Playstation). Also on our to do list: update stock pictures. These gamers have wired controllers whereas Xbox and Playstation have wireless ones since about 2006! https://t.co/Gfvsi3rKXD
La Commissione sta lavorando per assicurare che voi possiate ancora giocare a Call of Duty su altre console (fra queste anche PlayStation). Nella nostra lista delle cose da fare c’è inoltre: aggiornare le immagini di repertorio. Questi videogiocatori hanno dei controller con i cavi mentre Xbox e PlayStation hanno (controller, ndr) senza fili circa dal 2006!
Il messaggio è una risposta al post del profilo EU Competition– il profilo della parte della Commissione Europea deputata al controllo delle leggi sulla concorrenza – il quale riporta la notizia che la Commissione sta investigano sull’acquisizione che ha coinvolto Activision Blizzard e Microsoft. Quest’operazione continua a far parlare di sé, in particolare quando si tratta di serie dal successo e dalla risonanza così ampli come Call of Duty. Vedremo quali saranno i risultati di tutto ciò.