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Anime e Manga

Tre manga shoujo (più uno) che vale la pena leggere

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Spesso bistrattati e messi in secondo piano dalla controparte maschile shōnen, il genere dei manga shoujo (o shōjo) – manga e anime riferiti a un target femminile adolescenziale – possiede in realtà alcuni titoli decisamente validi che vale la pena approfondire.

Se quindi volete cimentarvi con questo genre ma non sapete da che parte cominciare – e soprattutto non volete impantanarvi in storie iper romantiche ed edulcorate – ho giusto qualche consiglio per voi.

Ouran High School Host Club

Host Club fa parte degli shōjo più conosciuti ed è una commedia leggera e ricca di satira, che parla delle disavventure di Fujioka Haruhi, una studentessa borsista della prestigiosa Ouran High che a causa dell’aspetto trasandato e dei capelli corti viene scambiata da tutti per un ragazzo. Imbattutasi per caso nella sede dell’Host Club, un circolo scolastico dove i ragazzi più belli dell’istituto intrattengono le ragazze offrendo i propri “servigi”, Haruhi rompe accidentalmente un vaso che vale milioni ed è quindi costretta a diventare un host per saldare il suo debito.

OHSHC è un manga pieno di situazioni ridicole e personaggi eccentrici, a partire dal campione di arti marziali/mangia-torte compulsivo Honey fino all’overdramatic “Re” del club Tamaki, che fanno a capo a una protagonista che di femminile ha solo il nome, pragmatica e costantemente infastidita dal mondo scintillante dei “ricconi” che la circondano.

Se non vi spaventa un uso esagerato di cosplay, l’atmosfera harem e un pizzico una vagonata di occhioni dolci, e allo stesso tempo cercate una lettura che mescoli sarcasmo, feels e un bella dose di fattore kawaii, questo manga e la sua vivace trasposizione anime fanno assolutamente per voi.

Kaichou wa Maid-sama!

Ayuzawa Misaki è la prima ragazza a capo del consiglio studentesco dell’ex liceo maschile Seika, compito che esegue in modo autoritario e intransigente, al punto da essere temuta dagli studenti per i suoi modi violenti e l’odio che nutre per il sesso opposto.

Sotto la sua facciata di “presidente-demone”, Ayuzawa nasconde però un segreto: per mantenere la famiglia in difficoltà economica, lavora come cameriera in un maid café, col timore costante che qualche studente della Seika la scopra con grembiule e orecchie da gatto e decida di fare a pezzi la sua reputazione. Un incubo che per lei sembra diventare realtà quando Usui Takumi, il ragazzo più popolare della scuola, la incontra per caso durante il suo turno di lavoro.

Al di là della trama poco innovativa, il punto forte dello slice of life di Hiro Fujiwara è la sua protagonista, una female lead così forte e determinata da far impallidire tutti quei personaggi femminili vanilla distribuiti a tappeto in quasi ogni manga del genere. Senza fasi problemi a prendere a calci stalker e controparti maschili con troppi complessi di superiorità, Ayuzawa resta sempre fedele a sé stessa anche quando innamorata e continua a rialzarsi dopo ogni caduta, dimostrando più e più volte che le ragazze non sono affatto il sesso debole.

My Little Monster

Con My Little Monster di Robico ci si trova davanti, una volta tanto, a uno shōjo fresco, che non ha per cast uno stuolo di adolescenti dalle doti eccezionali o marchiati dallo status di belli e impossibili, ma personaggi “veri” e un po’ caricaturali a cui è facile affezionarsi.

La protagonista è Mizutani Shizuko (aka Mitti), non la classica liceale sentimentale che aspira al grande amore ma piuttosto un lupo solitario che dice sempre quello che pensa, asociale per scelta e determinata a raggiungere il suo obiettivo: ottenere un reddito annuo da un milione di yen. Le sue giornate da stakanovista sono scandite da studio ed esami, fino a che non si scontra con il compagno di classe Yoshida, un caso umano di prima categoria spesso assente da scuola per la sua brutta abitudine di alzare le mani, e che nello shock generale dice di essersi innamorato di lei a prima vista.

Il bello di questo manga è che, più che focalizzarsi su amori e turbe liceali – anche se sono ben presenti, è pur sempre uno shōjo – lascia molto spazio ai temi dell’amicizia e del desiderio di appartenenza a cui tutti i personaggi aspirano, bilanciando bene humor e momenti di introspezione. Altro punto forte di MLM è la sua leggerezza, che permette di ritrarre senza drammi perfino il reiterato trope del triangolo amoroso, senza farlo diventare il solito festival di pugni, occhiatacce e lacrimoni.

Nel complesso, con le sue situazioni paradossali e il suo umorismo, My Little Monster è una lettura frizzante e senza tanti fronzoli, per buona pace di coloro che ne hanno le tasche piene dei soliti scenari romantici smielati triti e ritriti.

Fruits Basket

Ultimo ma non ultimo, vi consiglio Fruits Basket di Natsuki Takaya, considerato a buon merito uno dei manga migliori del genere shōjo, grazie alla sua capacità di dar vita a un mix bilanciato di situazioni sentimentali e malinconiche, buffe e serie.

La storia parla di Honda Tohru, una ragazza orfana di entrambi i genitori che, rimasta senza casa, viene invitata dal compagno di classe Yuki Soma a stabilirsi temporanemente da lui fino a che non troverà un’altra sistemazione. Nella residenza dei Soma, Tohru scopre il loro segreto: i membri della famiglia sono affetti da una maledizione che li fa trasformare negli animali dello zodiaco cinese se abbracciati da una persona dell’altro sesso. Convinta a restare con loro mantenendo il segreto, Tohru inizia a conoscere i componenti della famiglia Soma e scopre quanto, al di là dell’apparenza frivola, la maledizione che li lega sia in realtà crudele, decidendo di trovare il modo di scioglierla.

Sorvolando sulla grafica vecchio stampo e gli occhioni sproporzionati dei personaggi, questo fantasy dolce-amaro è un must read che tratta temi importanti come la solitudine, il trauma e la morte, ma insegna anche l’importanza di imparare a perdonare sé stessi e amare la vita, facendo tesoro degli errori commessi sul proprio cammino per crescere.

Di Fruits Basket sono stati realizzati due adattamenti anime, il più recente è del 2019 e consiglio vivamente di guardarlo a prescindere dalla lettura del manga, sia perché riprende quasi a menadito la storia originale ma con un design più moderno ed esteticamente piacevole, sia per gli sketch slapstick esilaranti che nascono dagli incontri/scontri fra i personaggi molto extra della famiglia Soma.

Studentessa laureata in Scienze della Comunicazione. Mi piacciono la stand-up comedy, le band che nessuno conosce e le parole con significati intraducibili, in quest'ordine.

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Empire Of Shit: il film (italiano) in collaborazione con Shintaro Kago – Intervista al Regista

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Empire Of Shit: È italiano il nuovo film in collaborazione con il mangaka Shintaro Kago, autore di “Principessa del castello senza fine”, “Fraction”, ”Anamorphosys” e tanti altri titoli cult per i fan del genere.

Il regista infatti è Alessio Martino: Salerno, classe ‘2000, laureando in Cinematografia presso l’accademia delle Belle Arti di Napoli.

Questa storia inizia nel 2021, quando Kago e Martino incrociarono le loro strade grazie alla partecipazione di quest’ultimo al Contest Cinematografico Unco Film Festival, in cui il famoso mangaka partecipava in qualità di organizzatore e giudice. Martino presentò allora il suo corto “Brief Clisterization of Ideology”, ambientato in un mondo distopico, con la quale si aggiudicò il secondo posto.

Un anno dopo, nel 2022, Martino partecipò nuovamente al concorso con il film “The Formidable Wave that Destroyed and Recreate the World”, aggiudicandosi questa volta il primo premio: la merda d’oro.

Vi è infatti un tema comune in queste opere: la merda.
Ed è infatti da questa idea, che Martino presentò a Kago nel 2023, che nasce The Empire of Shit.

La trama è apparentemente molto semplice:

Una giovane donna desidera che le sue feci abbiano un profumo gradevole, e il suo desiderio si avvera. Questo scatena la cupidigia del suo fidanzato, che vede un’opportunità di lucro in questa straordinaria qualità, trasformando una situazione intima in un’impresa commerciale bizzarra e surreale. Ci sarà però un’escalation di eventi, che porterà ad un finale inaspettato.
Se tutto ciò vi ha incuriosito: non sentitevi soli, anche noi vorremmo sapere di più su cosa aspettarci, e proprio mossi da questa curiosità, abbiamo intervistato Alessio Martino, il regista di Empire of Shit.

Ciao Alessio, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, perdonami ma la peculiarità del progetto mi porta a saltare alcune domande di rito e passare direttamente a questa:

alessio-martino-regista-di-empire-of-shit-con-shintaro-kago


Perché la Merda?

Ed è questa la domanda che ogni autore vorrebbe sentirsi porre. Scherzi a parte, sia io che Kago abbiamo molto a cuore il tema della merda perché nessuno gli dà il giusto peso. Che sia una commedia o uno Splatter la merda finisce sempre per essere del grottesco fine a se stesso ma fermandoci a riflettere sopra la materia di scarto ci si può trovare una grande fonte di riflessione.

Qual è il processo creativo dietro le scelte più audaci, sia visivamente che a livello narrativo?

Il divertimento. Quando il progetto è nato c’era una sola idea chiara in ballo: un Gojira fatto di cacca. Questo è uno di quei progetti dove il perno centrale su cui tutta questa macchina deve muoversi è proprio il divertimento. Dai costumi alla recitazione, tutto deve essere motivato dalla voglia di sperimentare e divertirsi su qualcosa che non si prenderà mai abbastanza sul serio… e forse proprio per questo sarà molto più seria di quanto essa stessa crede.

Hai lanciato una campagna indiegogo per finanziare questo progetto: qual è il tuo end-goal?  

Prendere i soldi e scappar… cioè! volevo dire, realizzare un lungometraggio. Anche se sembra un’impresa titanica il goal finale sarebbe quello di poter estendere la durata del film al punto tale da darle un corpo vero, e con esso verrebbero tutte quelle fantastiche chicche in più, come la storia manga prequel disegnata da Kago

Come hai attirato l’attenzione del Maestro Kago?  

Ma, di per sé è stato un evento molto organico. Ero a Lucca Comics per girare un documentario, lui era lì come ospite e gli ho semplicemente chiesto di prenderci una birra insieme (le birre alla fine furono molto più di una). Da lì Kago mi ha dichiarato tutto il suo interesse nel voler dedicarsi da anni ad un progetto cinematografico senza avere però mai il tempo per poterlo fare effettivamente. E da quì è arrivata la mia proposta…

Quanto influisce la presenza del mangaka sulla produzione del film?  

Tantissimo. Sotto ogni aspetto. Il progetto senza di lui non esisterebbe proprio. Tutto l’aspetto visivo della fabbrica, dei mostri (Coff, coff… scusatemi per lo spoiler), della palette cromatica e del taglio narrativo è tutto frutto della sua vena artistica che noi come troupe stiamo concretizzando. 

arte-ufficiale-firmata-shintaro-kago-per-il-film-empire-of-shit

Che emozioni pensi scaturirà il tuo corto nel pubblico?  

Così come ti dicevo riguardo il processo creativo, io spero diverta. Spero davvero che lo spettatore si senta annichilito da tutta la follia che gli verrà tirata addosso e che l’unica cosa sensata che si senta di fare sia ridere. Se poi restassero shockati e traumatizzati al punto tale da volerci denunciare, beh se la vedranno con i legali miei e di Kago!!

Posso avere anche io dei gadget?  

No. Scherzo! Se la campagna supererà il goal base, ci saranno belle sorprese per tutti i donatori, ma non posso dire altro ora.

Ti ringrazio nuovamente per averci dedicato del tempo parlandoci del tuo progetto.  

Ma grazie a te per avermi dedicato il tuo. E come dice la nostra mascotte Mr. Unkoman: “Unko! Unko! Unko!”.

Cari lettori, non sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma l’hype c’è, e sicuramente ciò che fa più piacere è vedere un talento emergente nostrano mettersi in gioco.

Potete anche voi finanziare questo progetto tramite la campagna indiegogo!

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Addio ad Akira Toriyama, il Maestro che ha cambiato il mondo del manga per sempre

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Oggi per noi fan è un giorno molto triste. Non si è mai pronti a dire addio ai proprio idoli, ma proprio quando meno te lo aspetti ecco arrivare la notizia.

È morto all’età di 68 anni Akira Toriyama, maestro indiscusso del fumetto giapponese, creatore di Dragon Ball, capolavoro per il quale non servono parole, basti vedere quante generazioni ha accompagnato e, siamo sicuri, accompagnerà ancora in futuro. Tra i suoi capolavori ricordiamo anche “Dr Slump”

Toriyama sensei sarebbe morto a causa di un ematoma subdurale acuto alla testa, ha spiegato il suo team di produzione con un comunicato sul sito e su X. Subito sui social si è riversata una pioggia di affetto e lacrime, l’ultimo tributo dei suoi fan all’uomo che ha rivoluzionato il mondo dei manga e che ha inciso profondamente sulla trasformazione del genere, aprendo la strada a tanti dopo di lui.

Chi era Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball

Nato a Nagoya nel 1955, Akira Toriyama era conosciuto soprattutto per il manga “Dragon Ball”, creato nel 1984, che raccontava la vita e le avventure del prodigio delle arti marziali Son Goku, fin dalla sua infanzia.

Il manga ha venduto almeno 260 milioni di copie in tutto il mondo e ha dato origine a numerosi adattamenti per la televisione, il cinema e i videogiochi, e ha avuto numerosi sequel come “Dragon Ball Z” o più recentemente “Dragon Ball Super”.

Grazie per tutto Maestro!

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Anime e Manga

Direzione Metaverso: The Sandbox accoglie i geni giapponesi di TOEI ANIMATION

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The Sandbox, uno dei principali mondi virtuali decentralizzati oltre che sussidiaria di Animoca Brands, e TOEI ANIMATION CO., LTD., una delle principali società di animazione del Giappone, hanno annunciato una partnership per creare esperienze Web3 basate sulle proprietà intellettuali (i personaggi) di TOEI ANIMATION nel metaverso di gioco The Sandbox.

Le due aziende stanno sviluppando le esperienze nella LAND in collaborazione con Minto, Inc.. Pioniere dell’animazione giapponese, TOEI ANIMATION ha prodotto alcune delle produzioni di animazione più longeve e di maggior successo planetario, tra cui Dragon Ball, Sailor Moon e ONE PIECE. Grazie alla partnership con TOEI ANIMATION, The Sandbox continua a portare avanti collaborazioni basate su personaggi e contenuti tra i più popolari e influenti della cultura dell’animazione giapponese.

Per commemorare questa partnership, The Sandbox regalerà NFT in edizione limitata alle prime 1.000 persone che si registreranno sul sito register.sandbox.game/toei-animation-it. Il tipo di NFT, comunque non basati su IP di TOEI ANIMATION), sarà annunciato in un secondo momento.

“TOEI ANIMATION sta salpando nel metaverso. Siamo molto felici e orgogliosi di lavorare con The Sandbox e Minto come nostri partner. Sono fiducioso del fatto che insieme tracceremo nuove rotte che guideranno l’industria dell’intrattenimento negli anni a venire – ha affermato Satoshi Shinohara, amministratore delegato di TOEI ANIMATION -. Non vedo davvero l’ora di vedere i vari personaggi che abbiamo creato finora addentrarsi in questo nuovo campo”.

“Manga e anime giapponesi come Dragon Ball, ONE PIECE e Sailor Moon di TOEI ANIMATION hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono felice di portare questi contenuti in The Sandbox affinché i giocatori e i creatori di tutto il mondo possano apprezzarli – spiega Sebastien Borget, COO e co-fondatore di The Sandbox -. Questa partnership è un’aggiunta entusiasmante per la nostra piattaforma di metaverso aperto perché porta alcuni dei migliori contenuti della cultura giapponese alla nostra comunità di creatori”.

In parte immobiliare virtuale, in parte parco di divertimenti, The Sandbox abbraccia pienamente l’idea del metaverso come uno spazio digitale condiviso continuo in cui mondi ed eroi si incontrano per creare magie. Quella con Paris Hilton si unisce a oltre 400 partnership esistenti tra cui ZeptoLab, Warner Music Group, Ubisoft, The Rabbids, Gucci Vault, The Walking Dead, Snoop Dogg, Adidas, Deadmau5, Steve Aoki, Richie Hawtin, The Smurfs, Care Bears, Atari, ZEPETO e CryptoKitties. Queste alleanze seguono la visione del team di The Sandbox di consentire ai giocatori di creare le proprie esperienze utilizzando personaggi e mondi sia originali che celebri.

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