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Final Fantasy IX tra scenari mozzafiato, spade e magie

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Gli ultimi anni sono stati abbastanza turbolenti per la storica saga di Final Fantasy: una trilogia legata al tredicesimo capitolo poco convincente, numerosi spin-off di dubbia qualità per mobile ma soprattutto un Final Fantasy XV tecnicamente impeccabile, penalizzato però da un’enorme frammentarietà narrativa, hanno spesso fatto rimpiangere il periodo d’oro della serie a molti fan di vecchia data. I tre capitoli per Playstation 1, usciti in Europa rispettivamente nel 1997 (FFVII), 1999 (FFVIII) e 2001 (FFIX), sono ancora marchiati a fuoco nella mente e nel cuore di tutti coloro che all’epoca avevano avuto la fortuna di giocarli, grazie ad una scrittura dei dialoghi convincente – in grado, con l’assenza di doppiaggio, di rendere fortemente realistico il cast dei protagonisti e di provare empatia verso la maggior parte di loro – e alle melodiose, indimenticabili colonne sonore composte da Nobuo Uematsu. 

Qualche premessa

Tra i tre Final Fantasy nati per PS1 il nono è stato per molto tempo sottovalutato dai giocatori – nonostante il successo di critica – rispetto ai suoi due predecessori diretti. L’abbandono delle atmosfere cyber-punk dall’aria cupa tipiche del settimo capitolo e di quelle scolastiche/militaresche dell’ottavo in favore di un fantasy più classico ha fatto storcere il naso a tanti. Inoltre la release avvenuta appena due mesi dopo la disponibilità di PS2 sul mercato non è stata certamente un fattore positivo per la sua popolarità. Final Fantasy IX all’epoca si presentava sì come un prodotto tecnicamente impeccabile, ma purtroppo già “vecchio” se confrontato con la potenza grafica dell’allora fiammante e nuovissima console di mamma Sony. 

Vale ancora la pena giocare a Final Fantasy IX nonostante sia un gioco del 2001?” potrebbero chiedersi in molti. La risposta è “assolutamente sì”. L’intreccio narrativo, in grado di alternare momenti di grande comicità ad altri di pura epicità e drammaticità – il tutto grazie anche ad una localizzazione italiana dalla forte personalità – è probabilmente una delle migliori iterazioni dell’intera saga, se non la più rappresentativa dell’anima della stessa.



I personaggi

Il sipario si apre sullo Scenalante Primavista, aeronave adibita a teatro itinerante, dove la banda Tantarus e il ladro Gidan stanno pianificando il rapimento della principessa del fiabesco regno di Alexandria, Garnet Til Alexandros.

Il loro scopo sarà fingersi attori teatrali e rapirla al culmine della rappresentazione, per motivazioni meno banali di quanto si possa inizialmente pensare. Inutile dirlo, durante lo spettacolo gli eventi prenderanno una piega inaspettata e Gidan si ritroverà a compiere un viaggio verso il regno di Lindblum in compagnia di un gruppo singolare composto da Vivi, un bambino timidissimo in grado di utilizzare la magia nera, Steiner, il cavaliere perennemente imbronciato incaricato di proteggere la principessa, e la stessa principessa Garnet, dolce ragazza in possesso di poteri magici curativi e in grado di evocare creature. Questo naturalmente è solamente un prologo alle numerose vicende che seguiranno, che si faranno sempre più serie e mature con l’incedere degli eventi e che sveleranno nel dettaglio il passato di (quasi) tutti gli otto protagonisti. Nella prima parte infatti Final Fantasy IX è ricco di momenti comici, rappresentati al meglio dalle liti tra Steiner e Gidan e dai numerosi personaggi, come Kalò ed Er Cina dei Tantarus, che si esprimono in vari dialetti nostrani – dal siciliano al romanesco – per mantenere una fedeltà nei confronti della versione giapponese in cui sono presenti vari regionalismi della terra del Sol Levante. La magnifica localizzazione in italiano è rimasta inalterata e totalmente fedele alla versione uscita nel lontano 2001. L’unica modifica è stata apportata alla definizione del testo all’interno delle finestre di dialogo, ora di dimensioni maggiori e più nitide. 



La grafica

A livello visivo il gioco è ancora gradevolissimo, ricco di scenari mozzafiato che spaziano da grandi città ad oscure foreste, da gelide caverne a piccoli villaggi di campagna. C’è però una nota dolente. I modelli poligonali dei protagonisti e di tutti gli NPC sono stati upscalati e ora appaiono ben definiti e colorati, ma lo stesso non si può dire dei fondali pre-renderizzati i quali stonano incredibilmente con i personaggi e che, soprattutto sui televisori più grandi, appaiono un po’ sfocati e sgranati. Per un gioco venduto in digitale sullo store PSN alla modica cifra di 20,99 euro si poteva decisamente fare di più. Discorso differente per i filmati in CG, totalmente rimasterizzati, una gioia per gli occhi anche dopo diciannove anni. È sufficiente la sola scena iniziale in cui il Primavista fa il suo ingresso ad Alexandria per rendersi conto del buon lavoro di restauro svolto dal team di Silicon Studio, incaricato da Square-Enix di prendersi cura di questa remaster. Anche i menù sono stati rivisti e aggiornati, molto piacevoli da navigare in questa nuova veste, con icone e immagini dei membri presenti nel party a più alta risoluzione. Da menzionare poi che per il formato dell’immagine è stato mantenuto il 4:3 e non il 16:9, quindi purtroppo saranno presenti a lato della schermata di gioco due bande grigiastre alle quali bisognerà abituarsi. 

Il Gameplay

Per quanto riguarda il fronte gameplay non sono stati apportati sostanziali cambiamenti, se non l’aggiunta di alcuni cheat attivabili dal menù delle opzioni che permettono di avere bonus istantanei come il massimo del livello e dei guil, zero incontri casuali, 9999 danni al colpo e così via. È stato inserito anche un comodo “speed-boost” attivabile mettendo il gioco in pausa e premendo R1, utile a velocizzare le battaglie e mandare più avanti velocemente i dialoghi eventualmente già letti in precedenza.

Ovviamente, è inutile dire che per godersi al massimo la sfida che il gioco propone è sconsigliato l’uso di questi espedienti che la nullificano, anche perché combattere e compiere dei progressi è una delle più grandi soddisfazioni in un JRPG! Il sistema di combattimento ATB – Active Time Battle, in cui ogni personaggio possiede una barra, la quale una volta caricatasi al massimo consente loro di svolgere in battaglia un’azione come attaccare, lanciare una magia, usare un oggetto ecc. – è un po’ lontano dallo stile più action adottato soprattutto dalla maggior parte dei JRPG odierni ma ancora oggi in grado di regalare grandi soddisfazioni per le tattiche che si possono mettere a punto e soprattutto perché è in grado di concedere un totale controllo sulle azioni dei membri del party in battaglia.

Unico punto discutibile per quanto riguarda il sistema di combattimento è la Trance, ovvero un’ulteriore barra posseduta dal personaggio, riempita ogni volta che si subiscono dei danni. Una volta che questa arriva al massimo il membro del party in questione si trasforma ed è in grado per qualche turno di sferrare attacchi speciali in grado di danneggiare seriamente l’avversario. Il giocatore però purtroppo non ha il controllo sull’attivazione degli attacchi della barra (al contrario delle Limit Breaks in FFVII) e una volta piena il personaggio si trasformerà automaticamente. Questo spesso accade nel bel mezzo di uno scontro casuale invece che durante la sfida con un boss, momento in cui sarebbe di maggiore utilità. Trance a parte, tutto funziona alla perfezione ed è un piacere fare a fettine vagonate di mostri solo per ascoltare l’incalzante Battle Theme, il quale anche dopo milioni di scontri non diventa mai noioso



Le musiche

Plauso anche alla colonna sonora, tra i migliori lavori di Uematsu di sempre (non per nulla è una delle sue preferite) rimasta totalmente invariata dall’originale e composta da tracce indimenticabili come la spagnoleggiante “Vamo’ alla Flamenco” o la più riflessiva e drammatica “You’re not Alone”, presente in uno dei momenti di maggiore pathos della trama. 

La longevità di gioco

La longevità si attesta su ottimi livelli: una quarantina di ore solo per completare la trama principale. Tante altre ne serviranno per completare la miriade di minigiochi presenti all’interno del titolo, come le cacce coi Chocobo e i numerosi e temibili boss segreti richiedenti grinding pesante e dedizione (Ozma non lo dimenticheremo mai!). Da non dimenticare la ricerca dei dodici (ne siete certi?) Stellazio, misteriosi talismani strettamente connessi allo Zodiaco sparsi negli angoli più remoti del mondo che dovremo consegnare ad una regina residente nella notturna città Toleno. Ogniqualvolta gliene porteremo uno, ci ricompenserà con un oggetto utile.

Conclusioni

Vale la pena acquistare questa remastered quindi? Sì e no.

Il prezzo sicuramente è alto per un lavoro svolto bene, ma non fino in fondo. Certo, nel bundle digitale è compreso anche un tema per la console, ma ciò non giustifica l’esborso di 20 euro da parte di chi già ci ha giocato in passato e ne possiede ancora una copia. I PG e i filmati in più alta definizione, un menù migliorato, i trofei e qualche discutibile trucco attivabile, insieme a dei fondali un po’ troppo “sgranati” non valgono l’eccessivo costo proposto da Square-Enix.

L’acquisto è invece sicuramente consigliato a chi non ha mai avuto la fortuna di vivere questo meraviglioso viaggio e a tutti coloro che vogliono immergersi in una fiaba colorata, popolata da personaggi magnificamente caratterizzati, ricca di sentimento e colpi di scena, essendo questa l’edizione migliore del titolo disponibile oggi sul mercato. Final Fantasy IX è il capitolo che più racchiude l’essenza e gli stilemi caratterizzanti della saga – spade, magie, atmosfera fantasy, Chocobo e Moguri, maghi neri e tanto umorismo unito ad altrettanta drammaticità – e ogni buon amante dei JRPG dovrebbe giocarlo perlomeno una volta nella vita. Per i nuovi giocatori sarà una grande e piacevole scoperta, mentre per coloro della vecchia guardia, impossibilitati a riviverne l’avventura attraverso una copia originale e una PS1 funzionante, un dolce e nostalgico ritorno a casa.

Ricordiamo che la versione remastered di Final Fantasy IX, oltre che su PS4, è disponibile anche per Nintendo Switch, PC (Steam), XboxOne, iOS e Android



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Videogiochi: quanta energia consumano le console? 

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In un periodo dove si cerca di risparmiare il più possibile in termini di consumi energetici anche l’uso delle nostre console di gioco può fare la differenza. Playstation, Xbox e Wii, seppur non vengano utilizzate tutto il tempo, rimangono costantemente collegate alla corrente e di conseguenza usano una quantità di energia elettrica non indifferente. 

Le case produttrici delle console per il gaming come Xbox hanno quindi deciso di creare delle modalità di aggiornamento che permettono a chi le effettua di risparmiare energia e di conseguenza spendere meno in bolletta. 

I consumi delle console

È estremamente difficile definire esattamente la quantità di energia utilizzata da una console da gioco come Playstation, Wii o Xbox. Questo perché questi apparecchi cambiano e si evolvono molto velocemente e utilizzano tantissime piattaforme e componenti tecnologiche diverse che permettono di avere una qualità di gioco e video estremamente alta (che in termini di energia costa!). 

Se comparato all’uso di energia di un dispositivo mobile come un computer, le console consumano tanto quanto quest’ultimo.

Xbox e il nuovo aggiornamento per sprecare meno energia

L’aggiornamento firmware di Xbox prevede anche una funzione di risparmio energetico. Installare l’aggiornamento sulla propria console è molto semplice e per farlo bisogna eseguire degli step:

  1. Premere il pulsante Xbox sul controller della console
  2. Cliccare la sezione chiamata Profilo e Sistema 
  3. Andare nell’area che riguarda le Impostazioni 
  4. In seguito premere sul tasto Generali
  5. Optare per l’opzione Risparmio Energia
  6. Infine selezionare l’opzione Arresta 

Scaricando questo aggiornamento la propria console sarà in grado di spegnersi autonomamente dopo che essa non viene utilizzata per qualche tempo, attivare in modo autonomo gli aggiornamenti seguenti e di distribuirli durante le ore del giorno in cui il costo dell’energia è minore

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Chrono Cross: il titolo è stato rimasterizzato per un motivo ben preciso

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Chrono Cross è un videogioco di genere GDR (gioco di ruolo) alla giapponese che era stato sviluppato e pubblicato, verso la fine del 1999, dalla famosa casa di produzione nipponica Square, in seguito divenuta Square Enix grazie alla fusione avvenuta nel 2003. Il titolo in parola si pone sulla stessa linea del famoso (e bellissimo) Chrono Trigger – altro GDR di qualche anno prima -, anche se non ne rappresenta un vero e proprio seguito. Nel corso del 2022 Chrono Cross è stato oggetto di una rimasterizzazione che è nata da un motivo ben preciso: gli sviluppatori temevano che il titolo potesse diventare ingiocabile.

Sono proprio gli sviluppatori di Square Enix che, di recente, hanno chiarito questo punto. Il producer della remaster, Koichiro Sakamoto, ha detto a proposito di Chrono Cross: The Radical Dreamers Edition (le sue parole sul sito dedicato GamesRadar):

Al tempo del lancio del progetto, Chrono Cross rischiava di diventare ingiocabile. C’era un servizio di Archivio Giochi per PlayStation 3 che permetteva di giocare ai titoli della PlayStation 1. La PlayStation 4, però, era già sul mercato. Non sapevamo ancora se il servizio di Archivio Giochi ci sarebbe stato anche per PlayStation 4. Sembrava che Chrono Cross potesse diventare ingiocabile. Dunque è stato messo in piedi un progetto di remaster. Questa è la storia”.

Al di là dell’aneddoto, di interesse magari per coloro che hanno apprezzato il gioco e – in generale – per gli amanti del genere, ciò che può essere uno spunto di riflessione è il motivo che ha portato alla remaster. Da fruitori del medium videoludico siamo portati (spesso) a non pensare alle motivazioni che stanno dietro le scelte di una casa di sviluppo, valutiamo l’offerta del mercato e compriamo quello che ci piace. Un videogioco porta con sé una storia, fatta di persone e scelte, e questi episodi servono a ricordarcelo.

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The Game Awards 2022: la lista dei vincitori delle varie categorie

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The Game Awards 2022: la lista dei vincitori delle varie categorie

The Game Awards è uno dei più importanti appuntamenti dell’anno per quanto riguarda il mondo dei videogiochi, dove vengono premiati i titoli che sono usciti nel corso degli ultimi dodici mesi e che hanno saputo impressionare maggiormente pubblico e critica. La kermesse ideata e condotta, ogni anno, da Geoff Keighley si è tenuta – per questa edizione – l’8 dicembre 2022 al Microsoft Theater di Los Angeles. Quali sono stati i videogiochi che sono riusciti a portarsi a casa i premi?

Di seguito la lista dei vincitori nelle varie categorie:

  • Gioco dell’Anno: Elden Ring
  • Miglior Game Direction: Elden Ring
  • Miglior Narrativa: God of War Ragnarok
  • Miglior Direzione Artistica: Elden Ring
  • Miglior Musica e Colonna Sonora: God of War Ragnarok
  • Miglior Audio Design: God of War Ragnarok
  • Miglior Performance: Christopher Judge (God of War Ragnarok)
  • Games for Impact: As Dusk Falls
  • Innovation in Accessibility: God of War Ragnarok
  • Miglior VR/AR: Moss Book II
  • Gioco più atteso: The Legend of Zelda Tears of the Kingdom
  • Miglior Gioco d’Azione: Bayonetta 3
  • Miglior Gioco d’Azione/Avventura: God of War Ragnarok
  • Miglior Gioco di Ruolo: Elden Ring
  • Miglior Picchiaduro: Multiversus
  • Miglior Gioco per la Famiglia: Kirby e La Terra Perduta
  • Miglior Simulazione/Strategico: Mario + Rabbids Sparks of Hope
  • Miglior Gioco Persistente: Final Fantasy 14
  • Miglior Indie: Stray
  • Miglior Gioco Mobile: Marvel Snap
  • Miglior Supporto della Community: Final Fantasy 14
  • Miglior Sports/Racing: Gran Turismo 7
  • Miglior Multiplayer: Splatoon 3
  • Miglior Indie di Debutto: Stray
  • Miglior Adattamento: Arcane League of Legends
  • Players Voice: Genshin Impact
  • Content Creator dell’Anno: Nibellion
  • Miglior Esports Game: Valorant
  • Miglior Esports Athlete: Jacob Yay Whiteaker
  • Miglior Esports Team: Loud
  • Miglior Esports Coach: Matheus “bzkA” Tarasconi (LOUD, Valorant)
  • Miglior Esports Event: League of Legends World Championship 2022

Elden Ring guadagna il premio più ambito, ossia quello di Gioco dell’Anno, mentre Go d of War Ragnarok è il titolo che ha vinto in più categorie (ben 6). La corsa per questa edizione di The Game Awards, si sapeva, era a due tuttavia ci sono altri titoli che vanno menzionati, in particolare Stray per aver dominato la classifica dei titoli indie e Final Fanatsy 14 per il continuo supporto.

I The Game Awards 2022 hanno dato il loro verdetto, tuttavia ci saranno altre occasioni per premiare i titoli usciti nel corso di quest’anno. Forse altri titoli riusciranno a guadagnare qualche premio, oppure avremo ulteriori conferme per quelli già visti.

I nostri complimenti vanno a tutti i vincitori e ai partecipanti.

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