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Interviste

Intervista a Samuele Sciacca, alfiere italiano dei meme-games

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Qualcuno di voi ricorderà sicuramente Al Bano vs. Dinos, divertentissimo videogioco dedicato alle dichiarazioni del cantante di Cellino sulla possibilità di sconfiggere il covid-19 data la nostra esperienza nell’abbattere i dinosauri. Altri ancora ricorderanno, invece, il videogame The Boys, dedicato alla omonima serie trasmessa su Amazon Prime Video. Entrambi hanno in comune la figura di Samuele Sciacca, developer nostrano.

Samuele Sciacca Al Bano vs. Dinos

Bene, in collaborazione con il canale partner Four To Play abbiamo intervistato Samuele Sciacca, promotore di quello che è praticamente n nuovo genere: il meme-game. In fondo all’articolo troverete la versione video completa dell’intervista.

Ciao Samuele, cosa fai nella vita?

Mi dedico allo sviluppo di un tipo particolare di videogiochi: gli adver-game e, inoltre, ho un canale YouTube tramite il quale tento di insegnare lo sviluppo di videogame agli altri.

Noi ti abbiamo conosciuto durante i mesi del lockdown con Al Bano vs. Dinos, come è venuta l’idea?

L’idea è stata a dire il vero di Manolo Saviantoni, in arte The Oluk che collabora con me in qualità di pixel artist. Un giorno mi ha proposto di realizzare questo ‘meme-game’. Inizialmente non volevo farlo perché ero strapieno di lavoro, poi però ho cambiato idea ed è successo quello che è succcesso.

Con il successo sei diventato praticamente un meta-meme.

Sì, beh c’è una cosa che non abbiamo ancora reso pubblica ma ne approfitto per annunciarla in esclusiva qui. Abbiamo comprato il dominio memegames.it sul quale portare da ora in avanti tutti i videogiochi che faremo basandoci sui meme. Dopo Al Bano Vs. Dinos vi ricorderete sicuramente di Capramento, il titolo dedicato a Sgarbi e alla strana sua uscita dal Parlamento italiano.

Dato che non lavori da solo forse è il caso di ricordare anche gli altri membri del team.

Sì, non ho un team fisso vero e proprio ma ci sono dei collaboratori coi quali lavoro più spesso. Uno lo abbiamo già citato ed è The Oluk che si occupa della pixel-art. Le musiche, invece, sono affidate a Jeff Sisti. Con loro ho realizzato i meme-games di cui abbiamo parlato. Certo, molto si basa anche sulle richieste che mi vengono commissionate. Se ad esempio mi viene richiesto uno stile grafico diverso dalla pixel-art bisogna adattarsi.

Samuele Sciacca Capramento

Torniamo alle origini. Come è iniziato tutto?

Ho iniziato a circa 10 anni col mio primo computer. Un Toshiba regalatomi da mio padre, quasi 700 euro di portatile. Nonostante fosse davvero un buon laptop ero costretto a formattarlo quasi ogni mese perchè non facevo altro che installare programmi nuovi ogni mese, RPG Maker, FPS Creator… Intorno ai 15 anni ho scoperto il framework Face RGS e, con quello, in una mattina che ero a casa da scuola, realizzai il mio primo videogioco vero e proprio.

Da lì nasce una storia interessante: qualche settimana prima per puro caso avevo scoperto il servizio Game Mix ma, quando sono andato a cercarlo su twitter, ho digitato per sbaglio Game Pix. Li contatto, convinto di essermi rivolto alle persone che cercavo inizialmente e scopro di stare parlando con dei publisher italiani a cui il mio progetto piace, e parecchio anche. Da lì ho scoperto che con i videogiochi si può anche guadagnare e allora ho iniziato a realizzarne parecchi.

Il lavoro ha ingranato fin da subito?

A dire il vero no. Ho continuato a provarci fino ai 20. In quel periodo stavo trascorrendo il classico anno a Londra dove sono finito a fare il lavapiatti. Fino a quando non vengo contattato dalla catena Mondo Convenienza che mi commissiona ben 7 adver-game. Solo dopo quell’esperienza ha iniziato a diventare un lavoro più serio. Torno a Messina, la mia città d’origine, per aprire la partita IVA e subito dopo mi trasferisco a Milano.

Quanti videogiochi hai già realizzato, più o meno?

Fino ad ora, di quelli pubblicati, sono 30 o forse più ma dovrei contarli, non sono sicuro.

Poco fa hai detto di avere realizzato il primo in una mattina a casa da scuola. Quanto ci hai messo?

Appena 4 ore. Il videogame si chiamava Blop, c’è anche un video dedicato sul mio canale. Si trattava ovviamente di qualcosa di veramente basilare. Però da lì ho capito che si può realizzare un business dai videogiochi. Credo di essere stato il primo della mia cerchia a intuire la possibilità di sviluppare browser-game in HTML-5 mentre tutti gli altri mi consigliavano dei più ‘comuni’ mobile-games per iOS o Android.

Se potessi scegliere di lavorare per una Major, quale sceglieresti?

A dire il vero non è il mio sogno. Mi piace già molto quello che faccio e vorrei continuare a farlo e rimanere indipendente. Ma, se proprio dovessi scegliere, direi che per i videogiochi su console sceglierei Rockstar Games e per mobile SuperCell, ma non so quanto sarebbero interessati a quello che faccio.

fangame-the-boys-samuele-sciacca

Come ti vedi da qui a 5 anni? Cosa pensi di realizzare?

Spero di riuscire a realizzare il mio piccolo sogno. Ovvero riuscire ad avere la mia azienda indipendente ed affermarmi come leader nella realizzazione di questo tipi di contenuti B2B. Ma mi piacerebbe anche insegnare, tantissimo. Insomma, se potessi vorrei aprire una vera e propria accademia dove tutti possano imparare a creare videogiochi e farne un lavoro. A tal proposito sto già cercando di capire come fare.

Ma come ti differenzieresti da altre realtà già esistenti sul territorio italiano?

Vorrei che la mia fosse davvero una accademia accessibile a tutti senza sostenere costi eccessivamente elevati. Provenendo da una determinata realtà capisco che non sia possibile per tutti sostenere una retta annuale da 8000 euro e oltre, magari in una città dispendiosa come Milano. Quindi sto valutando diverse soluzioni, compresa magari una piattaforma web.

Quanto influisce adesso quello che hai giocato in passato?

Posso dire parecchio, ma non perché io abbia avuto il cosiddetto occhio critico. Io non sono quel tipo di videogiocatore che passa molto tempo nella storia. Punto più al lato marketing della faccenda e questo, credo, mi ha permesso di realizzare videogiochi che sono effettivamente interessanti per i miei clienti o comunque ‘vendibili’. Ma una cosa di cui mi dispiaccio è che non riesco a giocare molto se non ogni tanto a Fall Guys.

Che messaggio vorresti lanciare a chi vuole intraprendere la tua strada?

Provateci. Non perdetevi d’animo e non ascoltate chi cerca di scoraggiarvi. Sono difficoltà che ho affrontato anche io ma vi assicuro che è possibile. Se potete provate a fare esperienza anche all’estero per aprirvi la mente. Credeteci. Credete tanto in voi stessi.


Sono tantissime altre le domande che abbiamo rivolto a Samuele Sciacca su di lui, la sua storia e come è nata la sua passione per i meme-games. All’interno del video troverete tutte le domande non trattate nell’articolo e come si evolveranno i suoi progetti futuri. Se volete scoprire tutte le novità che verranno da lui e dal suo team vi rimandiamo al suo sito ufficiale e al suo canale YouTube.

Considerato mezzo scemo da chi lo conosce solo a metà, ha preso il primo controller in mano a 5 anni e a quella età pare essersi fermato. Porta la sua competenza ovunque serva sul web. Il suo sogno nel cassetto è avere la sua pagina su Wikipedia.

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Fumetti e Cartoni

The Barbarian King: intervista Cimmerica a Marco Cei e Massimo Rosi

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valeria - leviathan labs

Fin dall’uscita di “Le Spade Spezzate“, proseguendo con “Il Re caduto“, lo spin-off “Salomè“, “Dea della Vendetta“, “Con un Cuore Nero” e a breve con il secondo spin-off, “Valeria“, Daily Nerd ha sempre seguito con interesse lo svilupparsi dell’epopea di The Barbarian King, l’opera edita Leviathan Labs che amplia, continua e approfondisce il mito di Conan, il barbaro più famoso della letteratura.

In questo articolo vi presentiamo l’intervista concessa gentilmente da Marco Cei, sceneggiatore di Valeria (il più recente spin-off di The Barbarian King che vede come protagonista la piratessa guerriera ed ex amante del barbaro) e Massimo Rosi, sceneggiatore della saga principale. Dato l’apprezzamento per la serie che, ci auguriamo, sia stato trasmesso attraverso le nostre recensioni (che naturalmente vi invitiamo a recuperare tramite i link in cima all’articolo), le curiosità da soddisfare con quest’intervista erano molte. Ringraziamo sentitamente Marco e Massimo per la loro disponibilità e, senza ulteriore indugio, vi lasciamo all’intervista!


– “Valeria” è il secondo volume spin-off di Barbarian King. Il primo è stato “Salomè”, che, esattamente come Valeria, deve il suo titolo all’omonima protagonista. In entrambi i casi, quindi, un’attenzione puntata fortemente e fin dalla copertina sull’eroina del racconto – attenzione che, almeno per il volume che abbiamo già potuto leggere, si riflette anche negli eventi narrati. Perché proprio Salomè, quindi, e perché proprio Valeria? Possiamo immaginare che apprezziate particolarmente le incarnazioni originali dei personaggi e vogliate rendere loro onore, ma c’è anche dell’altro?

MARCO: La risposta è piuttosto semplice. Appena Massimo mi ha proposto di scrivere uno spin-off per il mondo di Barbarian King, ho pensato a quali fossero i personaggi che ricordavo maggiormente della saga. Valeria era nei film, era piuttosto celebre almeno fra la mia generazione, ed è stato automatico pensare a lei come protagonista del racconto; magari poteva reggere anche a livello promozionale una storia che la vedesse al centro della narrazione. Che l’altro spin-off veda protagonista un’altra figura femminile non ha influito sulla mia scelta; piuttosto, mi sembrava che il mondo del Cimmero dovesse comprendere anche Valeria, anche in questa nuova incarnazione; per “completezza”, si può dire.

– Salomè ci ha consentito di esplorare anche gli inferi di quest’universo narrativo,oltre che la lontana Khauram. Valeria ci porterà invece nel Vanheim, più vicina alle terre in cui tutto è cominciato – la Cimmeria. Delle ottime occasioni, insomma, per entrare nei meandri delle innumerevoli culture, bizzarrie e crudeltà di questo sfaccettato universo narrativo. Ci sono altri luoghi, città o culture che vorreste esplorare in futuro? Continuerete a utilizzare lo strumento dello spinoff, per farlo?

MARCO: Valeria nasce come spin-off unico, non ci saranno altri volumi dedicati a lei nella saga, le sue vicende verranno riassorbite nella trama del titolo madre; non so darti una risposta, quindi. Se valuteremo di fare altri spin-off della serie principale vedremo. Ho saccheggiato vari comprimari di diversi racconti ambientati in vari territori del mondo del Barbaro; potrebbe essere divertente farlo ancora, chissà. Xuchotl mi attirerebbe, per dire, come mondo da raccontare di nuovo.

– Nella nostra ultima recensione della vostra epopea – quella di “Con un cuore nero” – abbiamo posto l’attenzione sul fatto che il mondo sia in continua espansione anche nella trama principale. Tra la sotto-trama di Hyra e quella di Khon ad Aquilonia, la storia sembra ampliare sempre di più il suo respiro, dando davvero l’idea di star assistendo a un’epica dei giorni nostri. Potete darci un’idea, anche vaga, di quali siano i vostri piani a lungo termine? Avete un’idea di quanto lungo sarà questo racconto, o preferite lasciarvi la libertà di valutare strada facendo?

MASSIMO: Inizialmente il piano per Barbarian King era di avere una run di 6 volumi più uno spin-off su Salomé, poi la cosa, dico la verità, ci ha preso la mano. Abbiamo visto che i lettori amavano questo mondo, questa “vecchia/nuova” epica sword and sorcery, quindi abbiamo deciso di ampliare gli orizzonti senza fossilizzarci troppo. Al momento direi che la serie regolare avrà otto albi, che verranno arricchiti da altri quattro spin off: La Morte di Zenobia scritto da me con i disegni di Jennifer Ventura e colori di Paolo Raiteri; Khonn, il principe selvaggio, sempre scritto da me, disegnato dallo spagnolo Francisco Asencio e ancora alla ricerca di un colorista; lo spin-off su Yara scritto da José Luis Vidal e disegnato da Manuel Espinosa Quirós ed uno speciale a sorpresa… anche se su questi albi non vogliamo limitarci troppo anzi, siamo aperti a proposte da team di autori che vogliono gettarsi nel mondo del cimmero.

– Parlando di Hyra, uno tra i personaggi più interessanti e approfonditi della serie: nonostante un suo importante arco narrativo si sia concluso al termine del quarto volume, la vedremo ancora?

MASSIMO: Assolutamente sì, Hyra ha promesso di seguire il cimmero nel suo viaggio e, come avete visto e vedrete, è una che le promesse le mantiene.

The Barbarian King: Dea della Vendetta recensione


– Hyra è un personaggio completamente originale, e immaginiamo ci siate molto legati – vista anche l’attenzione dedicatale nel terzo e nel quarto volume. C’è qualcun altro, tra le vostre creazioni originali, che apprezzate particolarmente o che vorreste approfondire nei futuri volumi?

MASSIMO: Dal volume 5, che al momento è nelle mani del team Angelo Razzano e Alicia Soria, oltre ad Hyra abbiamo pensato di far viaggiare il nostro cimmero verso est non da solo e di dare vita ad un piccolo gruppo di avventurieri. Delle nostre creazione originali comunque, oltre ad Hyra, io per esempio mi sono affezionato a Bayezid, il generale delle armate di Turan, che ha molto più background di quello che non abbiamo mostrato fino adesso ed ha quel qualcosa, dalla sua devozione alla sua patria, al tradimento del sultano che controllava i suoi uomini, all’incertezza di esser stato una pedina, che lo rende un personaggio che mi ha preso molto, scrivendolo. Per questo per lui ho tenuto una porticina ben aperta per il futuro.

– Parlando invece di personaggi già presenti nella mitologia originale: avete un preferito? Chi, tra tutti, è stato il più interessante da riprendere in mano per dare a lui/lei una continuazione? E il più complesso/a?

MASSIMO: Ho iniziato (spoiler!) a strutturare l’arco di Valeria, nel volume 6 e devo dire che mi sta piacendo tantissimo. Penso che Marco abbia fatto un lavoro meraviglioso e l’amore che ha messo in Valeria in qualche modo l’ho sono ereditato anch’io. Mi piace molto anche il duo Prospero e Trocero, che al momento si sono visti ma non tantissimo, ma che sono due personaggi, ormai mentori e padri adottivi di re Khonn, molto interessanti da sviluppare e da scrivere. Non ho detto anche il Cimmero perché sarebbe scontato, no?


– Il tempo, il decadimento corporeo e mentale, la gloria giovanile ormai perduta: sono tutti temi già esplorati con maestria nella serie principale con il Cimmero e che, si lascia intuire, saranno riproposti anche in “Valeria”. Al di là delle differenze più ovvie e immediate, potete darci un’anticipazione di cosa distinguerà questi due archi?

MARCO: Per me, Valeria rappresenta il rimpianto. Di chi si rende conto che la propria vita è andata in una direzione, ma che, per mancanza della persona amata o per reazione alla stessa assenza, le cose potevano anche andare diversamente. E che, per scherzo del destino, o un karma, un fato non scritto, chiamatelo come volete… ora si trova a fare i conti con la possibilità di un nuovo confronto con la persona che direttamente o indirettamente le ha cambiato la vita. Valeria, e io con lei, si interroga sul proprio senso di sé e su quanto il Cimmero abbia inciso sulle proprie scelte, che la vedono fare ancora la piratessa, indipendente, dura come la roccia… e sola. E ingenua come una ragazza, nonostante tutto. È un fumetto sulla fragilità interiore. E non perché Valeria è donna. Lo siamo tutti, quando il tempo ci presenta il conto delle cicatrici, fisiche e psichiche. E possiamo solo accettare le une e le altre, e ripartire da quelle.

– Il vostro amore per le opere originali del Barbaro è evidente. Per un neofita che intenda approcciarle, tuttavia, la scelta è abbastanza vasta, forse quasi soverchiante. Avete qualche consiglio riguardo al dove cominciare? Racconti che riteniate particolarmente significativi, o autori che, a parte Howard, abbiano reso particolare onore alla figura immortale del Cimmero?

MASSIMO: Quando uscì la news sulla scadenza dei diritti d’autore in Europa abbiamo preso il grosso tomo con tutte le storie di Howard di Mondadori. Come prima fonte importante per seguire le vicende del personaggio di Howard è fondamentale. Abbiamo evitato di avventurarci in fumetti e varie proprio per evitare contaminazioni di grandissimi maestri che però non sarebbero rientrati nel dominio pubblico. Ci siamo divertiti qua e là a citare il film di Milius. Per chi invece non avesse molta voglia di leggere un tomo gigante, il mio consiglio sono gli albi di Conan della Glenat portati qui da Star Comics, penso siano un ottimo riassunto delle storie migliori.

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Interviste

LUCILLAJIGGLY: la twitcher dell’arte

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LUCILLAJIGGLY

Noi di DailyNerd abbiamo girato in lungo e in largo questo Romics2022 e, come si dice, chi cerca trova. Infatti ci ha concesso un’intervista esclusiva la nota streamer Lucilla Materazzi, in arte: Lucillajiggly.

Classe ’96, dottoressa in storia dell’arte, attrice, fotomodella e streamer su Twitch, vantando più di 40.000 follower sulla piattaforma viola e 684.000 su Instagram. Ecco le nostre domande!

Lucillajiggly

“Io sono dottoressa in storia dell’arte, streamer e fotomodella. Nel tempo libero mi piace molto andare nei musei e fare recitazione, anche se ultimamente mi sto allontanando da questo mondo prediligendo lo streaming”.

Twitch o recitazione?

“Sento più vero Twitch. Il mondo della TV e del cinema è troppo corrotto e controverso. Ho avuto delle esperienze in cui, in situazioni di provino, favoritismi e nepotismo erano all’ordine del giorno. Non posso dire di più ma comunque mi è successo in prima persona ed è stata un bella botta”.

“Ovviamente c’è invidia e concorrenza anche nel mondo dello streaming, ma ci sono tante esperienze e incontri positivi che vincono su tutto. Conoscendo molti/e streamer che reputo persone squisite con cui mi piace passare il tempo”.

Ti piacerebbe fare un film tuo?

“Se fosse possibile, sì. Mi piacerebbe fare un qualcosa di genere horror o magari un thriller psicologico. Generi che preferisco”.

Le origini di Twitch

“All’inizio guardavo solo Youtube. Seguivo Willwoosh, Dario Moccia, Zeb89, Yotobi… Twitch in realtà l’ho scoperto per caso, grazie al mio ex che ne era un appassionato. È stato lui, infatti, a spingermi a provare ad aprire un mio canale. Così gli ho dato retta, è andata bene e spero che continui così”.

“All’inizio della mia carriera provavo solo con del Just Chatting, poi ho iniziato ad organizzare live di storia dell’arte, partite di scacchi, salotti con gli streamer ai quali sono più legata, gaming soprattutto su Final Fantasy – mia saga preferita – e adesso vorrei portare un nuovo format dove intervisterò degli artisti contemporanei emergenti”.

L’importanza della community

“Sono molto contenta della mia community, del fatto che, qualsiasi contenuto porti, i miei spettatori siano entusiasti, appoggiano le mie idee, sono calorosi, mi stimano e quindi è una grandissima soddisfazione”.

Hanno influito le live party?

“Sicuramente una fetta della mia community è arrivata da Dario Moccia e sono felice del fatto che siano rimasti. Io ho fatto il primo pub dell’amico ad ottobre, adesso siamo ad aprile e vedo che la community continua a crescere, segno che mi apprezzano, mi stimano e mi fa piacere che apprezzino anche live complesse come quelle di storia dell’arte”.

Hai avuto momenti in cui volevi lasciar perdere?

“All’inizio sì. Purtroppo per chi comincia, all’inizio, è veramente difficile. Twitch è una piattaforma ormai satura e non dà la giusta visibilità in quelle fasi, quindi è proprio difficile emergere”.

Da quanto giochi a scacchi?

“Dunque in realtà gioco a scacchi da pochissimo, nemmeno un anno. Non mi reputo molto brava, anche perché mi distraggo troppo. Ovviamente in live non è semplice: io mi sento molto in colpa se perdo messaggi in chat quindi cerco sempre di leggere tutto e rispondere a tutti”.

Hai mai avuto problemi?

“Per adesso ho sempre avuto una chat molto rispettosa e ne sono fiera. Sporadicamente si sono verificati commenti a sfondo sessista e feticista, ma comunque li definirei episodici. Io sono molto orgogliosa della mia community e voglio loro molto bene”.

Lucillajiggly e l’Arte

“Preferisco insegnare Arte su Twitch piuttosto che in una scuola per diversi motivi, potrei dire banalmente per lo stipendio, ma soprattutto per la mia poca pazienza che non riuscirei ad avere. In tutta onestà non penso sia il mestiere più adatto a me”.

Gestione del tempo

“Gestire la giornata fra Twitch, recitazione e fotomodella non è cosa semplice. Dovrò infatti smettere con la fotografia o comunque ridurre diversi set. Twitch mi prendo molto tempo, soprattutto organizzare le live di storia dell’arte. Per preparare una live del genere su un artista a settimana ci impiego circa 2 giorni e mezzo. Devo trovare i quadri, ‘censurarli’ -Twitch non vuole in nudo nemmeno nelle opere d’arte -, prendere tutte le informazioni per fare in modo che duri almeno un’ora e mezza”.

Com’è iniziata la carriera da fotomodella?

“La mia carriera da fotomodella è iniziata a 18 anni perché mi scoprì un fotografo di Grosseto che mise poi le foto su Instagram. Esplosero totalmente a caso e inizia a lavorare a Milano, Roma , Bologna ecc.”.

Trovi differenze fra Instagram e Twitch?

“Mi sto accorgendo che le differenze sono relative soprattutto alla community. Su Twitch le persone sono molto più fidelizzate: ti riconoscono più facilmente, sono più spigliate, tutti vogliono chiederti una foto e altro. Mentre su Instagram magari ti ammirano esteticamente ma poi non conoscono la persona che sei, di conseguenza si affezionano meno”.

Per noi di DailyNerd è stato veramente un piacere scambiare quattro chiacchiere con Lucillajiggly e speriamo di incontrarla ancora in futuro. Al momento possiamo consigliare le sue live, soprattutto quelle di storia dell’arte. Be brave, be nerd!

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Interviste

DZ Edizioni: Dark Zone

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dark zone

Romics2022 ricco di novità e conoscenze piacevoli, come il nostro incontro con il team della DZ Edizioni. Casa Editrice dinamica che si fa notare, anche per la recente espansione in campo fumettistico: sentiamo cos’hanno da dire.

DZ Edizioni: le origini

Inizialmente parte come associazione culturale nel 2016 e nel giro di un anno si trasforma in una vera e propria Casa Editrice. Al tempo l’associazione si chiamava Dark Zone con un occhio rivolto al mondo del fantastico.

“Trattiamo moltissimi generi ma partiamo dal fantasy, urban fantasy, horror, steampunk e distopico. Nel tempo ci siamo orientati anche sulla giallistica, thriller, romance, narrativa. Cercando sempre personaggi forti, figura femminili intense e non caricature o stereotipi”.

“Uno dei nostri punti di forza è la grafica. Per le cover effettuiamo uno studio preciso e mirato finalizzato alla produzione di un’immagine che funga da biglietto da visita”.

“Facciamo anche un premio “Giovanni Pace” rivolto ai talenti che si articola in illustrazione e romanzi. Appena concluso il secondo bando che ha prodotto Technoflowers di Davide Ciavattella”.

La passione della DZ Edizione

Francesca Pace, prima di essere editrice, è stata autrice della saga “Emma” e la DZ al tempo nacque come ritrovo per gli amanti della scrittura di un determinato tipo.

Dall’aggregazioni di menti diverse, questa passione si è trasformata in un vero e proprio lavoro. La Dark Zone era un gruppo Facebook in cui ci si scambiava idee, sempre rivolto ad autori e autrici italiane. Le firme non italiane in realtà sono semplici pseudonimi.

Covid?

“Abbiamo affrontato il periodo duramente, ma con la speranza che fosse un qualcosa di passeggero. Una delle prime fiere fatte per la ripartenza è stata quella di Torino dello scorso anno ed è stato un successo a livello di pubblico e riscontro dei lettori che non ci hanno abbandonato nemmeno nel periodo in cui era difficile, per noi case editrici, sopravvivere”.

“Per stare vicino alla nostra community abbiamo anche organizzato fiere online, dedicandoci anche a tavole rotonde di genere. Spostando l’attenzione della fiera, che non si poteva fare, in quella che poi era l’origine della DZ Edizioni, ossia la parte Social”.

Lavoro e volumi

Gli ultimi volumi usciti sono “Technoflowers“, la conclusione della saga “Il vortice nero” di Daniele Viaroli e due antologie horror. In Italia purtroppo si fa fatica a considerare le antologie un prodotto degno di nota ma, soprattutto per l’horror, non è così basti pensare a Poe o a Lovecraft.

“Le ossa dei morti” uno dei tanti horror di Miriam Palombi che come autrice afferma, come Elena Mandolini, che per scrivere horror bisogna essere realistici e spaventare il lettore.

Il lavoro del dietro le quinte è ugualmente appassionante poiché permette di leggere e capire in che direzione va l’horror moderno, le contaminazioni e i vari influssi. L’horror deve spaventare e se bisognasse tirar fuori qualche esempio italiano non ci sarebbero dubbi su Paolo Di Orazio, molto viscerale e con una prosa degna di nota. Oltre ovviamente ai grandi maestri come Lovecraft, Poe e King.

DZ Edizioni: comics

La branca fumettistica della DZ Edizioni, decisamente nuova, si chiama DZ Comics e vanta già un catalogo alquanto fornito.

Nasce dalla professionalità di autori che già seguivano la parte grafica delle cover. I quali hanno creato libri illustrati di qualità elevate. Non solo, ma i prodotti della collana comics sono curati sia per quanto riguarda i contenuti che per l’impaginazione, la carte e la copertina.

Il discorso “fumetto” è nato poiché ben sposa le tematiche comuni alle restanti della casa editrice, contaminando il pubblico di narrativa con il fumetto e viceversa. Essendo due realtà parallele.

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